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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Libertà / Viale Campania

"Era un pericolo per la mafia emergente", Mario Francese ricordato nel 43esimo anno dall'omicidio

La commemorazione si è svolta in viale Campania, dove il cronista del Giornale di Sicilia è stato ucciso per mano di Leoluca Bagarella. "Aveva svelato il programma criminale dei Corleonesi prima dei collaboratori di giustizia". Il sindaco: "Gratitudine e ammirazione"

I tasti che battono sulla macchina da scrivere e una promessa: "Bugie non scriverò con queste mani", perché "chi vive per davvero muore una volta soltanto ma resta in eterno". Sono le parole di una canzone - dal titolo CasaNostra - degli ennesi Isteresi, dedicata a Mario Francese che rende merito al senso del dovere del cronista del Giornale di Sicilia ucciso 43 anni fa.

Parole che oggi, nel giorno in cui Mario Francese è stato ricordato sul luogo dell'eccidio (in viale Campania), il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti Sicilia vuole condividere e rilanciare. Alla commemorazione erano presenti tra gli altri il figlio Giulio Francese, Roberto Gueli, presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia; il vicepresidente Salvo Li Castri e il consigliere Filippo Mulè; Leone Zingales, già presidente del Gruppo cronisti siciliani aderente all'Unci (che assieme al Comune ha collocato il cippo in viale Campania); Roberto Ginex, segretario di Assostampa Sicilia; la presidente del Consiglio regionale del sindacato Tiziana Tavella; il segretario della sezione di Palermo Giuseppe Rizzuto, Marco Romano, direttore del Giornale di Sicilia; il sindaco Leoluca Orlando; il prefetto Giuseppe Forlani.

Mario Francese individuò, tra i primi, l’evoluzione organizzativa di Cosa nostra, che affondava le sue radici anche negli appalti pubblici. La mafia corleonese, quella di Totò Riina, ne decretò la morte la sera del 26 gennaio 1979, per mano di Leoluca Bagarella. Quando venne assassinato, Francese stava attendendo la pubblicazione di un suo dossier su mafia e appalti, pubblicato postumo come supplemento al Giornale di Sicilia. Un ritardo di cui il giornalista si lamentò con diversi colleghi.

I suoi articoli scuotevano le coscienze e suscitavano scalpore. "Un pericolo per la mafia emergente - si legge nella sentenza della Corte d'Appello del 2002 - proprio perché capace di svelarne il suo programma criminale, in un tempo ben lontano da quello in cui è stato successivamente possibile, grazie ai collaboratori di giustizia, conoscere la struttura e le regole di Cosa nostra".

Un esempio che resta nella memoria dei giornalisti siciliani e di chi a Mario ha voluto bene. "Dobbiamo chiederci cosa significa oggi il sacrificio di Mario Francese, un giornalista che seguendo la cronaca ha trovato la morte perché esercitava con dignità e libertà il proprio mestiere - ha detto il sindaco Leoluca Orlando -. Si occupò dei Corleonesi, selvaggi e incivili, al tempo sottovalutati da molti ma in realtà detentori del controllo delle istituzioni e del territorio che governavano spargendo sangue e sedendo sugli scranni del potere. La mafia governava e aveva il volto delle istituzioni. Oggi fare memoria di Mario Francese significa essere attente sentinelle per tutelare la società e il territorio da gravi fenomeni di inciviltà che si fanno cultura e sistema di potere. La lezione di Francese è preziosa e tutta la città di Palermo deve gratitudine e ammirazione ad un giornalista ucciso per avere svolto, con grande impegno e passione, il proprio mestiere".  

"Tenere viva la memoria di Mario Francese - ha aggiunto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci - è ricordare, ogni giorno, quanto sia importante e necessario che la stampa possa svolgere la propria funzione libera da ogni tipo di condizionamento. Francese ha pagato con la vita la sua meticolosa e tenace ricerca della verità".

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