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Minaccia tecnici che scovano allaccio abusivo nel locale del figlio, condannato poliziotto

Gli incaricati dell'Enel avevano accertato che ci fosse un magnete nel contatore del ristorante, così Paolo Blasi aveva sostenuto che a breve loro colleghi sarebbero stati arrestati e che li avrebbe denunciati a un magistrato di sua conoscenza. La Cassazione gli ha inflitto un anno e mezzo anche per rivelazione di segreto d'ufficio

Quando gli incaricati dell'Enel si erano presentati per fare una verifica sui consumi di energia elettrica nel ristorante di suo figlio, accertando peraltro che nel contatore era stato piazzato un magnete, il poliziotto Paolo Blasi li aveva minacciati, sostenendo che sarebbero state in corso delle indagini proprio sui furti di corrente e che alcuni dipendenti Enel sarebbero stati a breve arrestati, aggiungendo che li avrebbe denunciati "a un magistrato di sua conoscenza". Blasi adesso è stato condannato a un anno e mezzo in via definitiva per i reati di minaccia e rivelazione di segreto d'ufficio.

La settima sezione della Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, ha infatti ritenuto inammissibile il ricorso del poliziotto, condannandolo anche a pagare tremila euro alla Cassa delle ammende, confermando di conseguenza la sentenza già emessa dalla Corte d'Appello di Palermo il 20 febbraio dell'anno scorso.

Come ricostruito dalla Procura, gli impiegati dell'Enel quel giorno avevano accertato che il ristorante del figlio dell'imputato avrebbe utilizzato un trucco - il magnete nel contatore - per ridurre significativamente i consumi di energia elettrica. Da qui le minacce del poliziotto. Nel ricorso Blasi si è difeso sostenendo che non ci sarebbe stata alcuna rivelazione di segreto d'ufficio in quanto l'indagine sui furti di corrente sarebbe stata "di pubblico dominio" e non sarebbe stata quindi "una notizia riservata". Ha poi anche respinto l'accusa di minaccia, sostenendo che non ci sarebbe stato alcun dolo nel suo gesto.

La Suprema Corte, però, ha stabilito che il ricorso è inammissibile, in quanto già in appello era stato accertato che "l'imputato aveva minacciato gli incaricati Enel che avevano in corso la verifica nel ristorante del figlio, non già richiamando genericamente indagini in corso ma proprio la prossima spedizione di titolo cautelare e aggiungendo che li avrebbe denunciati ad un magistratro di sua conoscenza". Inoltre "il comandante della squadra mobile ha precisato che non si trattava di indagini generiche ma proprio di indagini rispetto alle quali, al momento del fatto, era stata chiesta la spedizione di misura cautelare". Da qui la conferma della sentenza.

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