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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Il magnete e la corrente a scrocco nel bar, dopo quasi 10 anni condanna definitiva per il titolare

Come venne accertato nel luglio del 2012, l'imputato era riuscito con il trucco a non pagare il 60 per cento dei suoi reali consumi per almeno due anni. I giudici gli hanno inflitto 6 mesi, riconoscendogli pure le attenuanti generiche

Per oltre due anni aveva mandato avanti il suo bar rubando la corrente: grazie ad un magnete sistemato nel contatore, infatti, era riuscito a ridurre i consumi reali dell'attività del 60 per cento. A quasi dieci anni dai fatti - il furto di energia elettrica era stato scoperto a luglio del 2012 - la condanna a sei mesi per F. A. è diventata definitiva. La quarta sezione della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'imputato e lo ha anche condannato a pagare le spese processuali e a versare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.

Nell'estate di nove anni fa, durante un controllo nel locale di F. A., venne scoperto il magnete nel contatore che aveva intestato alla suocera di suo figlio. Secondo le stime dell'Enel, con quel trucco, almeno da due anni, l'imprenditore era riuscito a pagare meno della metà dei suoi veri consumi di corrente. L'uomo aveva deciso di versare 2 mila euro all'azienda per risarcirla - una cifra comunque molto bassa rispetto al dovuto - e anche se la sua attività sarebbe stata in crisi.

Nonostante non vi fosse molto altro da accertare e chiarire, la sentenza di primo grado con la condanna a sei mesi era stata emessa solo ad ottobre del 2018. Il giudice aveva concesso le attenuanti generiche all'imputato, pur ritenendo che il risarcimento non fosse "idoneo a ricomprendere i consumi nel periodo in considerazione". Il verdetto era stato poi confermato a luglio del 2019 dalla Corte d'Appello.

F. A. ha però presentato ricorso anche in Cassazione. La sua difesa ha sostenuto tra l'altro che non avrebbe avuto "intenti delittuosi", sempre perché una volta scoperto il magnete aveva deciso di risarcire l'Enel. E' stata poi invocata anche la prescrizione del reato. I giudici però hanno respinto tutte le richieste dell'imputato, confermando la sua condanna.
 

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