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Cronaca Borgo Molara

Banda dei furti d'auto, rubata anche la Smart di un disabile: e un poliziotto provò ad avvisarli

Emergono altri retroscena dell'operazione che ha portato all'arresto di 25 persone. Qualcuno li avverttì della presenza di "cimici". Nel mirino c'erano anche i furgoni. A Borgo Molara la base operativa dove i mezzi venivano "puliti"

Avrebbero messo su un giro di furti con relative estorsioni secondo il metodo del “cavallo di ritorno” arrivando a rubare fino a cento mezzi in trenta giorni. Insomma, un business da 200 mila euro al mese “finanziato” dalle stesse vittime, costrette a pagare fino tremila euro per rientrarne in possesso. Questo è quanto ricostruito e sgominato dagli agenti della Squadra Mobile, con il coordinamento della Procura palermitana, che hanno arrestato ieri mattina 25 soggetti, sette dei quali finiti in carcere (LEGGI I NOMI). Inutile la "soffiata" che avrebbero ricevuto da un poliziotto infedele sulla presenza delle cimici. Un sistema ben rodato e "autorizzato" dalla mafia grazie alla presenza di Vincenzo Cancemi, fratello di Carmelo e zio di Giovanni (figlio di Carmelo), entrambi condannati per associazione per delinquere di tipo mafioso per essere stati tra i soggetti più fedeli al noto boss Antonino Rotolo del clan Pagliarelli.

A capo della banda, cui vengono contestati i reati di furto, ricettazione ed estorsione, aggravati dalla circostanza di aver creato un’associazione a delinquere, ci sarebbe stato Massimiliano Castelluccio, detenuto all’Ucciardone dal 2014. Nonostante fosse in carcere, grazie al contributo della moglie, sarebbe riuscito a dettare le linee guida ai suoi uomini più fedeli, Salvatore Casamento e Antonino Noto, che di fatto avrebbero gestito la banda occupandosi delle "batterie" di ladri sparse in città e dei mediatori, cui toccava il compito di contattare le vittime e stabilire i termini per la restituzione di auto e furgoni. "Si (inc)…sono andato a prendere un po’ di formaggio". "E che gli devo dire?", chiede Casamento ad Antonino Presti. "Digli 2.000 euro con tutto il passaggio per me, va bene?", gli risponde.

RETROSCENA: TELEFONATE DAL CARCERE E GUADAGANI DA SBALLO

Le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile guidata da Rodolfo Ruperti, con il coordinamento del procuratore Leonardo Agueci e dei i sostituti Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli e Ferdinando Lo Cascio, vengono avviate nel settembre 2015, a seguito del furto e del tentativo di estorsione a un imprenditore che commercia e trasporta bevande. Quest’ultimo, provando a riprendersi il furgone, sarebbe stato anche picchiato. La vicenda, una delle tante testimoniate da cimici e investigazioni, portò all’arresto di Noto e Casamento. In un altro episodio un componente della banda è riuscto a rubare un Iveco nella zona del Policlinico. Nel furgone c’era anche un carico: otto porte in legno del valore di 3.500 euro l’una. L’imprenditore ha raccontato alla polizia di aver visto un uomo salire sul mezzo e fuggire in direzione di viale delle Scienze. Quindi si sarebbe lanciato lui stesso all’inseguimento, scendendo poi in strada e cercando di bloccare la fuga mettendosi davanti al furgone. Ma il ladro, non volendo rinunciare al colpo, avrebbe anche cercato di investirlo.

INTERCETTAZIONI: "MI SONO PORTATO UN EUROCARGO"

Questa volta a rubare il mezzo sarebbe stato Lillo Fanara, come provato da un’intercettazione sulla sua auto. "Cinquemila euro a porta…inc…rubato, ora me li sto conservando cinque li sto andando a prendere, sono andato a scaricarlo. Faccio puzza di sudore..minchia devi vedere che porte vita, bianche, che sono nuove ti giuro. Ci devo comprare solo le maniglie, ci facciamo fare i disegni nei bordi, i fiori..", dice alla fidanzata. Quando uno della "batteria" rubava un mezzo, dopo aver cambiato la centralina per avviare il motore e aver staccato il Gps, lo portava in un posto sicuro. Chi li aiutava a nascondere i furgoni aveva un terreno lontano da occhi indiscreti, o una "stalla", come in vicolo Napolitano e in generale nella zona di Borgo Molara.

VIDEO: ARRESTATI ESCONO DALLA QUESTURA

Uno di loro, forse grazie a una "soffiata" da parte di un poliziotto, si era accorto della possibile presenza di microspie e telecamere. "Esci da Termini, esci…arrivi in via Santerelli, c’è un palo di luce bianco, alto…e c’è messa una cosa qua, guarda…tutta avvolta con la carta l’hai visto? Va a guardare ora…". Non molto tempo dopo uno della banda trova le cimici in macchina. "…E finalmente annagghiavo…non vincono…non vincono loro". A fare la scoperta è stato Francesco Quattrocchi, che immediatamente avvisa i capi che "entrano nel panico". Tutti loro riconoscono il rischio cui vanno incontro. "Per avere a questo punto non vi accollano il furto". "L'estorsione ci mettono..testa di minchia", risponde alla fidanzata la quale si mostra ancora più preoccupata: "Ti giuro quanto voglio bene ai miei figli…proprio come prima cosa vi accollano l’associazione (a delinquere)".

La banda dei furti d'auto, 7 in carcere

Alle attività dell’associazione partecipavano anche altri soggetti, che avevano l’onere di rintracciare i proprietari. In un’occasione venne rubata una Smart modificata per essere utilizzata da una persona disabile, con l’idroguida e un pomello sul volante per agevolare la guida. A rubarla, in zona viale Strasburgo, sarebbero stati Quattrocchi e Casamento, come si evince dalla conversazione intercettata con un certo Diego. "Ci tengo, già ho cinquecento euro in tasca…fammi questa, cortesia tappezzeria in pelle, un mostro, è un cliente mio e ci tengo…e l’hai tu per forza perché già ho girato tutto il mondo. Compà gliela dobbiamo dare, tu lo sai che è cliente mio, tu la conosci pure già la macchina", dice Diego convincendoli a restituire subito la macchina previo pagamento di 500 euro in contanti.

Cento auto rubate al mese: furti con estorsione, 25 arresti
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E' emerso che il denaro ricevuto in contanti secondo le istruzioni di Castelluccio - come rilevato dal gip Filippo Serio - viene suddiviso tra depositi bancari e postali affinché si confonda i proventi dell’attività di panificazione gestita dalla famiglia. Il rodato sistema, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe fruttato un ingente quantità di denaro, parte dei quali arrivava direttamente in carcere. Era la moglie di Castelluccio, poi, a occuparsi di conservare i contanti nell’intercapedine di un muro in casa loro. Tanto che gli uomini della Squadra Mobile, infatti, hanno rinvenuto la somma di 35 mila euro.

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