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Cronaca

Formazione professionale, assolti l'ex presidente dell'Anfe e altri 4: "Non ci fu alcuna truffa"

Gli imputati erano accusati di aver distratto 200 milioni di fondi pubblici per acquistare immobili e beni di lusso. Scagionati Paolo Genco, che è stato diverso tempo ai domiciliari, e anche l'imprenditore palermitano Baldassare Di Giovanni. L'inchiesta portò pure al crac dell'ente e centinaia di dipendenti persero il lavoro

Nel 2017, l'indagine della guardia di finanza su una presunta truffa da 200 milioni all'Anfe, il più importante ente di formazione professionale dell'Isola, portò anche al suo crac, lasciando senza lavoro diverse centinaia di dipendenti. Oggi, però, il tribunale di Trapani ha deciso di assolvere tutti gli imputati dalle accuse, stabilendo quindi che non ci sarebbe stata alcuna indebita percezione di fondi pubblici. 

I giudici hanno scaguionato prima di tutto due palermitani, l'ex presidente dell'Anfe, Paolo Genco, che era finito anche agli arresti domiciliari (è difeso dall'avvocato Massimo Motisi), e l'imprenditore Baldassare Di Giovanni (difeso dall'avvocato Giovanni Di Benedetto). Assolti anche la responsabile dell'Anfe di Castelvetrano, Paola Tiziana Monachella (assistita dall'avvocato Cinzia Calafiore), il direttore amministrativo della Logistica della delegazione siciliana dell'Anfe, Rosario Di Francesco (difeso dall'avvocato Luciano Fiore) e il direttore amministrativo dell'ente, Aloisia Miceli (assistita dall'avvocato Roberto Mangano). 

Il blitz era scattato a gennaio del 2017 ed era stato denominato "Dirty training". Su disposizione del gip di Trapani furono anche sequestrati beni per un valore di 2 milioni di euro (oggi restituiti agli imputati). Per i pm, Genco, in accordo con Di Giovanni, titolare di due aziende, avrebbe rendicontato costi per beni e servizi mai effettivamente forniti. Il denaro, secondo i finanzieri, attraverso un giro di fatture per acquisti fasulli sarebbe poi tornato a Genco, che l'avrebbe reinvestito acquistando numerosi immobili, formalmente intestati in parte ad una società immobiliare amministrata da Di Giovanni. Alcuni di essi sarebbero stati pure dati in affitto all'Anfe. Ma Genco avrebbe anche acquistato auto di grossa cilindrata, gioielli, orologi di lusso, polizze assicurative, dossier titoli e forzieri all'estero.

Tutte accuse che, secondo i giudici, non avrebbero però alcun fondamento e da qui le assoluzioni. Nel processo si erano costituiti parte civile anche un'ottantina di ex lavoratori dell'Anfe. In seguito all'inchiesta, inoltre, è nato un altro procedimento a Palermo legato alla bancarotta dell'ente di formazione.

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