La storia di Francesca, folgorata in un lido: "Era una forza della natura, oggi è una pianta secca: aiutateci"
La donna è la vittima dell'incidente nel Lido Italia, dove l'impianto elettrico non era a norma da anni. La titolare e il gestore della struttura hanno patteggiato e lei non ha avuto diritto al risarcimento. La famiglia chiede giustizia, ma pure un ascensore: "Nella casa popolare di Ciaculli dove viviamo non c'è e non possiamo neppure farla uscire"
"Francesca era una forza della natura, un uragano, una guerriera, sempre allegra", una donna forte e vivace, che oggi però "è come una pianta secca". Francesca Marino, 37 anni, il pomeriggio del 15 giugno del 2020 è rimasta infatti folgorata mentre faceva la doccia al Lido Italia di Romagnolo, dove - come accertato da una perizia - l'impianto elettrico non era norma da almeno 6 anni e non c'era neppure la messa a terra. In pochi secondi, in un giorno d'estate - nell'anno in cui tutti erano rimasti chiusi in casa per mesi per via della pandemia - la vita di Francesca è precipitata e la sua famiglia, che la assiste 24 ore su 24, adesso vuole giustizia ed ha bisogno di aiuto: alla donna servono cure particolari e un ascensore nella palazzina in cui abita che potrebbe già cambiare diametralmente la qualità delle sue giornate.
Francesca è la seconda di cinque sorelle. La sua è una famiglia umile, che vive con il reddito di cittadinanza in una casa popolare di Ciaculli. Lei ha fatto la parrucchiera e poi si era trasferita in Germania per convivere con un ragazzo, pur tornando spesso a Palermo per stare con i suoi genitori. Era rientrata in città il 31 dicembre del 2019: "Ci ha fatto una sorpresa - spiega una delle sorelle, Agata - anche perché è nato uno dei nostri nipoti. In più le era stata diagnosticata un'ernia inguinale e aveva deciso di fare l'intervento qui a Palermo". Un intervento al quale non ha mai potuto sottoporsi: era fissato infatti per il 16 giugno 2020, il giorno dopo l'incidente.
Nel tempo le condizioni di Francesca sono lentamente migliorate: "Riesce a muovere le braccia e le gambe - racconta ancora Agata - vorrebbe parlare, ma non è possibile. Riesce comunque a comunicare con noi attraverso lo sguardo: se chiude gli occhi una volta significa sì, se lo fa due volte vuol dire no. Durante il processo abbiamo voluto evitare, ma adesso che c'è stata questa sentenza vergognosa le abbiamo spiegato che volevamo aprire una pagina su Facebook per avere giustizia e lei è d'accordo, ce l'ha detto con gli occhi".
Sotto processo per le gravissime lesioni provocate alla donna e anche a una delle sue nipoti che allora aveva appena 4 anni sono finiti il gestore, Antonino Lucido, e la titolare del lido, Antonina Vernengo. Il gup Clelia Maltese aveva respinto la loro richiesta di patteggiare, ritenendo la pena troppo bassa, ma la proposta è stata poi accettata dal giudice monocratico, Giovanni La Terra: la donna ha concordato un anno e 10 mesi (pena sospesa) e l'altro imputato 2 anni e 2 mesi. E così Francesca e la sua famiglia non hanno avuto riconosciuto nulla nel penale, dove sono assistite dall'avvocato Rosalia Zarcone. Dovranno intentare una causa civile per essere risarciti e l'intenzione è di citare anche la Capitaneria di porto, la Regione e il Comune, che hanno comunque degli obblighi di vigilanza.
"Quell'estate, dopo 15 anni - dice ancora Agata Marino - avevamo deciso di affittare due bungalow al Lido Italia. Abbiamo firmato un contratto, che prevedeva pure un'assicurazione, per avere l'11 e il 12, dove ci saremmo trasferiti. La stagione formalmente doveva partire il 15 giugno, ma già dal 10 la struttura era aperta. Tanto che il 13, mentre eravamo lì con tante altre persone, abbiamo visto gli uomini della Capitaneria fare apparentemente dei controlli. Ma non si sono accorti che l'impianto elettrico non era a norma da almeno 6 anni, che il lido non aveva neppure un'assicurazione...".
Il giorno dell'incidente Francesca con la madre aveva fatto una serie di accertamenti in vista dell'intervento che avrebbe dovuto subire il giorno dopo "e stava benissimo", rimarca la sorella. Poi era andata al bungalow preso in affitto al Lido Italia. Verso le 17.30 aveva deciso di fare una doccia e la nipotina era andata con lei. "Ad un certo punto - racconta Agata Marino - ho visto la bambina e diceva: 'Mi sono bruciata, mi brucia...' (la piccola ha riportato ustioni all'orecchio e per fortuna i suoi problemi di salute sono stati risolti, ndr). Le abbiamo chiesto dove fosse la zia Franci e lei indicava il bagno, le docce. Ci siamo precipitate con le mie sorelle e mia madre e anche noi quando abbiamo toccato la porta di legno della cabina abbiamo preso la scossa... Mia sorella era a terra, non reagiva".
Una tragedia, una vita che vacilla in un istante: "Le abbiamo fatto la respirazione bocca a bocca, un massaggio cardiaco, mentre chiamavamo il 118, ma Francesca non reagiva... Abbiamo fatto 37 chiamate al 118, abbiamo i tabulati - dice la sorella della vittima - e alla fine abbiamo dovuto caricarla noi in macchina per portarla al Buccheri La Ferla, perché l'ambulanza non arrivava... Intanto la gente intorno diceva che aveva avuto un malore perché era stata troppo tempo al sole, che così aveva rovinato l'estate a tutti nel lido...". In realtà la donna era stata folgorata ed è lei che, non solo le estati, le ha avute rovinate probabilmente per il resto dei suoi giorni.
Francesca è stata ricoverata per 21 mesi al Buccheri La Ferla e "vogliamo ringraziare il professore Giorgio Mandalà e tutto lo staff dei reparti di Rianimazione e Riabilitazione - dice ancora Agata a nome di tutta la sua famiglia - perché si sono presi cura di mia sorella senza chiederci nulla". Ora che è tornata nella casa di Ciaculli, però, la donna ha bisogno di assistenza continua e "non ci aiuta nessuno, noi abbiamo difficoltà economiche - riferisce ancora Agata - siamo soli".
E i problemi sono tantissimi, primo tra tutti l'assenza di un ascensore nella palazzina popolare in cui la famiglia vive al secondo piano: "Qui non è possibile mettere un montascale e in questo modo mia sorella non può mai uscire. Vengono a domicilio per le terapie e quando deve fare visite e controlli, dobbiamo chiamare un'ambulanza che paghiamo circa 150 euro ogni volta. Con un ascensore potremmo consentire a mia sorella di uscire da qui e questo certamente ne migliorerebbe le condizioni". A Francesca è stata riconosciuta la pensione di invalidità, "ma ha diritto ad altri sussidi che aspettiamo da mesi ed è difficile andare avanti così, anche perché a volte siamo costretti a comprare noi i presidii medici di cui ha bisogno".
Non si sa se Francesca resterà sempre così, "ma dei margini di miglioramento ci sono - spiega ancora Agata - tanto che in questi mesi ha fatto molti progressi. Prima non reagiva agli stimoli, ora comunica con noi, un po' si muove. Ci sono delle stimolazioni che mia sorella potrebbe fare e che potrebbero darle dei benefici. In Sicilia non esistono strutture che diano queste cure, tanto che siamo andati a Firenze e abbiamo anche parlato con un professore, ma non ci hanno mai chiamati... Speriamo che qualcuno possa aiutarci, che raccolga questo appello ed è anche in quest'ottica che abbiamo lanciato la pagina Facebook 'Giustizia per Francesca'". E conclude: "Noi non vogliamo che Francesca resti così, ha il diritto di vivere dignitosamente e soprattutto ha diritto ad avere giustizia, perché non è tollerabile che nessuno paghi per ciò che è accaduto. Ci batteremo fino all'ultimo".