Finanza, operazione “Ghost Ships” Scoperta frode da 100 milioni di euro
Una famiglia di armatori avrebbe simulato l'acquisito di sei navi dalla Corea del Sud per fatturare costi mai sostenuti e detrarre dal fisco il denaro. Aperta inchiesta internazionale
Avrebbero simulato l'acquisito di sei navi dalla Corea del Sud per fatturare costi mai sostenuti e detrarre dal fisco oltre 20 milioni di euro: per riciclaggio, frode fiscale, dichiarazione fraudolenta e utilizzo di fatture inesistenti sono indagati gli armatori palermitani coinvolti in una più ampia inchiesta internazionale partita dall'Olanda e coordinata a livello europeo dall'agenzia dell'Ue Eurojust. Nel registro degli indagati della Procura di Palermo - una delle procure italiane che indaga sulla frode - sono stati iscritti P. B., la figlia F. B. e due familiari, G. B. e A. B.. La truffa avrebbe fatto intascare alla famiglia degli armatori oltre 20 milioni di euro.
Secondo indiscrezioni, la società palermitana, come le altre italiane e quelle degli altri Paesi europei coinvolti, si sarebbe rivolta a due esperti di finanza olandesi che vendevano false fatture in cambio di una percentuale sui soldi rimborsati dal fisco o risparmiati grazie alle false spese. In tutto la maxi-frode ammonterebbe a oltre 100 milioni di euro. Il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza ha eseguito a Palermo e Roma diverse perquisizioni in uffici e abitazioni dei Barbaro. L'inchiesta a Palermo è coordinata dal procuratore Francesco Messineo e dal pm Geri Ferrara. Tra le indagate - in Italia sono coinvolte società di Roma, Milano, Cagliari, Genova, Bologna e Prato - le aziende palermitane sono quelle che avrebbero conseguito il maggior ricavo illecito. Nove le Procure della Repubblica italiane impegnate nell'inchiesta che si è avvalsa di rogatorie internazionali in alcuni paradisi fiscali sedi delle società coinvolte nella frode e in cui sarebbe stato depositato il denaro: la Svizzera, il Principato di Monaco, il Lussemburgo e Dubai.