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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Aggredì medico per la morte della figlia, assolto perchè incapace di intendere

Dopo due anni e mezzo si chiude così la vicenda giudiziaria di un uomo di 58 anni. Era convinto che il decesso della figlia ventenne, affetta da una grave neoplasia all’utero, fosse imputabile a una dottoressa del Cervello. La perizia chiesta dal legale difensore ha dimostrato la "delicatezza" del suo status mentale

Assolto dall’accusa di aggressione perché “incapace di intendere e di volere”. Si è conclusa così la vicenda giudiziaria di un 58enne, colpevole di aver tentato di strangolare una dottoressa dell’ospedale dell’Unità operativa di Ginecologia e ostetricia del Cervello che, secondo l’uomo, era responsabile della morte della figlia ventenne, affetta da una grave forma di neoplasia all’utero. Si era convinto che il decesso fosse da imputare “alla scarsa capacita di cura del medico che l’aveva seguita nell’ultimo periodo”.

I fatti risalgono al 2011 quando il padre della ventenne decise di riportarla a Palermo da Milano, dove si era sottoposta a una serie di cicli di chemioterapia. Tre giorni dopo il funerale l’uomo, “affetto da diversi anni da patologie psichiche, disturbi comportamentali e pulsioni emozionali scarsamente controllate", decise di salire su un taxi (poiché cieco) per andare al Cervello e chiedere conto e ragione alla dottoressa. Ma quella che poteva essere un’occasione di confronto, anche accesso, si è trasformata in un’aggressione.

Il 58enne, arrivato al cospetto della dottoressa, si è lasciato "trasportare dagli impulsi emotivi è si è scagliato al suo collo tentando di soffocarla". Necessario l’intervento del personale sanitario, che ha strappato la donna dalle mani dell’uomo, poi allontanato e fermato dalla polizia. Il successivo processo è iniziato con l’audizione della dottoressa, “la quale ha confermato di aver ricevuto le scuse dall’imputato, rinunciando all’azione di risarcimento del danno, rifiutando le scuse pubbliche, raccontando la sua versione dei fatti e chiedendo comunque la punizione del colpevole”.

L’avvocato dell’imputato, Fabio Trombetta, è riuscito a produrre la documentazione sanitaria con la quale ha potuto dimostrare la patologia psicotica del 58enne per la quale si era già sottoposto a diversi trattamenti. “Ho chiesto - spiega il legale difensore - una perizia per l’accertamento della capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento del reato. Inutile l’opposizione del pubblico ministero, che il giudice ha rifiutato accogliendo la richiesta e nominando un perito per verificare lo stato psichico del 58enne”.

La perizia ha fatto “emergere che lo stato emotivo e di agitazione successivi al decesso della figlia, insieme ai disturbi comportamentali e al mancato controllo delle pulsioni già esistenti da molti anni, portarono - aggiunge l’avvocato - il mio assistito ad aggredire la dottoressa e che pertanto, al momento del fatto, lo stesso non era capace di intendere e di volere ai sensi di legge”. A due anni e mezzo dall’inizio del processo il giudice ha assolto l’uomo ai sensi dell’ex articolo 530 comma 1 del codice di procedura penale dall’accusa di lesioni personali.

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