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Cronaca

Migranti, Lorefice: "Palermo è un porto a cui approdare"

L'arcivescovo Corrado Lorefice ha presieduto l'incontro con i rappresentanti delle religioni. L'evento è stato organizzato in occasione del Festino di Santa Rosalia. Per il prelato "se l'Europa resterà inerte affretterà la sua distruzione"

"Palermo è l’opposto di ogni muro, la sua assoluta negazione. Palermo è un porto a cui si può approdare. La Palermo di Rosalia, liberata dalla peste dell’insensibilità e della paura. I tanti fratelli che dal Sud del mondo affrontano pericoli inenarrabili per giungere sulle coste della Sicilia rappresentano per noi oggi l’appello all’accoglienza della diversità che abbiamo appena evocato. E Palermo è il segno vivente dell’ascolto di questo appello, perché Palermo non si risparmia e non si è risparmiata, facendo diventare cittadini, prima di ogni ius soli, tutte le donne e gli uomini che hanno messo il piede sulla nostra terra". A pronunciare queste parole è stato l'arcivescovo Corrado Lorefice, che stamani ha presieduto l'incontro con i rappresentanti delle Religioni. L'evento, organizzato in occasione del Festino di Santa Rosalia, si è svolto nel Palazzo Arcivescovile. Presenti anche il sindaco Leoluca Orlando e Delfina Nunes Boaventura, presidente della Consulta delle Culture del Comune.

"L’Europa - ha detto Lorefice -  è a una svolta: se continuerà a restare inerte di fronte al dramma dell'immigrazione nel Mediterraneo, o, peggio ancora, a pensare a difendersi, a credere che quella dei migranti sia un’emergenza di passaggio, a dire in maniera sibillina ed egoista che ‘bisogna aiutarli a casa loro’ o a provare a distinguere tra ‘migranti economici’ e ‘rifugiati politici’, allora l’Europa affretterà il tempo della propria distruzione. Perché la diversità è la sua stessa ragion d’essere, e venuta meno questa, dell’Europa non rimarrà nemmeno una (già inesistente) espressione geografica. Ma soprattutto a noi interessa stamattina che non si usi la religione come scudo di questa corsa alla chiusura e alla durezza, all’insensibilità al grido dei poveri, che non si dica che bisogna difendere l’identità religiosa culturale e religiosa dell’Europa o dell’Italia, come se la religione fosse un marchio o una cosa. Chi pensa l’identità così lo fa per ignoranza o per malizia, non capendo che essere europei significa essere donne e uomini degni e liberi, e che le religioni sono la via dell’apertura, il motivo simbolico dell’accoglienza. Il nostro dialogo di oggi- ha proseguito - è la testimonianza viva che le religioni ci fanno fratelli, e da lì dobbiamo ripartire per comprendere il senso attuale del nostro essere al mondo, tra gli uomini, nell’umiltà e nel servizio. Sono convinto che ognuno di voi è qui perché vive così la sua appartenenza religiosa, non come chiusura ma come apertura. Sono convinto che cammineremo ancora insieme per fare di Palermo una città dove la convivenza pacifica sarà il culto comune che, seppur con linguaggi diversi, renderemo a Dio; il vero contributo che daremo alla meravigliosa città di S. Rosalia, alla sua crescita, alla sua cultura, alla sua economia, alla sua arte, ai suoi variegati e inediti colori, odori, sapori".

Orlando ha ringraziato don Corrado “per avere, ancora una volta, contribuito a vedere il volto vero di Palermo, con quella straordinaria leggerezza, propria dell’armonia fra diversi; leggerezza che viene collegata a valori forti che hanno la capacità di farsi quotidiani e domestici, in contrapposizione alla pesantezza di valori deboli che diventano violenza, prevaricazione e disperazione”. “Oggi – ha continuato Orlando – siamo qui tutti insieme, in nome di un unico Dio, perché abbiamo in comune il bisogno della preghiera, della comunità e della pace”. Il Sindaco ha poi concluso il suo intervento, citando Giorgio La Pira, il quale - nel libro “Le città sono vive” - scriveva che “le città non sono un insieme di asfalto e di cemento; le città sono vive perché sono comunità di esseri umani”.

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