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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Calatafimi / Corso Pietro Pisani

Festa della polizia, alla caserma Lungaro il 163° anniversario

"Un sentito ringraziamento a tutte le forze di polizia - ha dichiarato il questore Longo - e alle istituzioni per il loro impegno. Come diceva Borsellino questa lotta deve essere un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale"

Anche nel capoluogo siciliano, stamani, si è celebrato il 163° anniversario della fondazione della Polizia. La Questura di Palermo ha, purtroppo, storicamente, pagato un alto tributo alla dedizione al lavoro ed al costante perseguimento della legalità del suo personale. Ne è simbolo imperituro la lapide che elenca i poliziotti in forza alla Questura di Palermo trucidati per mano mafiosa, collocata nell’atrio e che la rende, per questo, anche luogo della memoria. Dinanzi a quella lapide, alle ore 9 di questa mattina, il questore di Palermo, Guido Longo ed il prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, hanno deposto una corona di alloro e ai caduti della polizia è andato il primo pensiero in questo giorno di letizia. Alle ore 10, ancora una volta, come l’anno scorso, la sala "Domenico Corona", all’interno della caserma "Pietro Lungaro", è stata la location scelta per celebrare l’anniversario, alla presenza di alte cariche istituzionali e militari.

Longo, in occasione della sua prima festa della polizia da questore, ha rivolto alle donne e agli uomini della polizia i più fervidi auguri, svolgendo, al contempo, alcune considerazioni nel contesto di un discorso incisivo, ma anche venato di ricordi e nostalgia. "Rivolgo un caloroso saluto alle autorità religiose, civili e militari presenti, ringraziandole per la loro presenza. Un saluto particolare - ha dichiarato Longo - e un sincero augurio di buon lavoro rivolgo ai neo presidenti della Corte d’Appello e del Tribunale, Natoli e Di Vitale, con i quali ho condiviso momenti veramente esaltanti nella lotta alla mafia. Ringrazio, altresì, la fanfara del VI° Reggimento Bersaglieri della Brigata Aosta per l’assoluta disponibilità offerta in questa occasione. Oggi si festeggia il '163° anniversario della Polizia di Stato', improntato sul principio dell’ “Esserci sempre” dell’attuale contesto storico di riferimento. L'esserci sempre presenta una connotazione di estrema importanza per la valenza che assume come sicuro punto di riferimento per l’opinione pubblica sul piano della sicurezza, nella sua accezione più piena intesa come rispetto assoluto della legalità e della lealtà democratica, come garanzia irrinunciabile al completo dispiegarsi dei diritti di libertà che la nostra Costituzione definisce fondamentali. Offrire tale modello comportamentale senza soluzioni di continuità ed esitazioni significa, per i poliziotti, assumersi enormi responsabilità a costo di sacrifici anche sul piano personale, il più delle volte sovrumani. Ecco perché intendo esprimere un sentimento di affettuosa vicinanza anche alle loro famiglie che li sostengono più da vicino nelle difficoltà".

"Personalmente essere presente a Palermo per festeggiare questa ricorrenza da questore rappresenta un grande privilegio ma, nello stesso tempo, la riviviscenza di ricordi, emozioni, esaltazioni, ma anche amarezze, delusioni e grandissimi dolori. Nel 1994, dopo alcuni anni trascorsi alla Squadra Mobile ed alla Dia, lasciavo questa città profondamente ferita dalle stragi di mafia che si erano protratte per più di un decennio, decimando i figli migliori delle istituzioni nella completa assenza di idonee contromisure. Era una città disorientata - continua - ma ferma nel proposito di opporsi alla mafia. Mi viene in mente il comitato spontaneo dei 'lenzuoli bianchi' appesi sui balconi palermitani, simbolo di una città che non voleva essere additata come omertosa. Era una città orgogliosa di riscattare il gloriosissimo passato e determinata nello scrollarsi definitivamente di dosso la terribile vischiosità mafiosa. Da allora non avevo più fatto ritorno a Palermo per partecipare ad alcuna celebrazione di quelle terribili vicende che, pur meritando una doverosa presenza mi avrebbero fatto ripiombare in quella atmosfera di estrema confusione, dolore e tristezza. Domani lo farò nella consapevolezza che da allora molto è stato fatto, soprattutto sul piano culturale, ma che molto c’è ancora da fare per un più adeguato standard di legalità quindi, di libertà e democrazia. Non per nulla Paolo Borsellino diceva che 'la lotta alla mafia dovesse essere concepita come un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità'".

"La mafia, per fortuna, ha perso molti suoi punti di riferimento, ma, pur strutturandosi in aree di influenza malavitosa con apparente assenza di strategie di ampio respiro, sarebbe errato sottovalutarla ritenendola un fenomeno appartenente solo al passato. Al di là della inquietante presenza di soggetti che ancora a distanza di un ventennio debbono saldare i pesantissimi conti con la giustizia e su cui si stanno concentrando i massimi sforzi investigativi, essa ha sempre notevoli capacità rigenerative potendo sempre contare su cospicui patrimoni parcellizzati in svariate attività economico-imprenditoriali e, per di più, su quell’area grigia fatta di corruzione e inconfessabili interessi. Creando un fronte unitario con il coordinamento strategico della Magistratura, su questi obiettivi bisogna puntare i riflettori investigativi evitando qualsivoglia coni d’ombra. L’aggressione ai patrimoni illeciti appare come un momento decisivo in tale sfida oltre all’adeguato impiego di quelli confiscati, adottando delle formule che mirino da un lato alla sopravvivenza del bene e dall’altro alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Non meno determinato deve essere l’impegno a chiarire il coacervo di interrelazioni sussistenti tra la mafia in senso stretto e coloro che, con fatti corruttivi o addirittura con forme di cointeressenza, consentono il loro impiego anche rivisitando fatti pregressi che servirebbero definitivamente a chiarire gravi opacità del passato. In tale ambito risulta fondamentale sia un’attenta e continua analisi degli accadimenti nonché una conoscenza del territorio attraverso un suo controllo intelligente e mirato sia su un piano puramente criminale che sui livelli politico-affaristici, come le innumerevoli inchieste giudiziarie hanno attestato, non tralasciandone eventuali propaggini extraregionali o, addirittura, internazionali".

"Sarebbe auspicabile che questa attività preventiva potesse avere una maggiore incisività sì da evitare il ricorso ad eventuali provvedimenti giudiziari o amministrativi più traumatici. Dobbiamo necessariamente abbandonare i confini regionali e nazionali per bene intendere determinate dinamiche criminali di livello, confidando nei già sperimentati rapporti tra organi di polizia dei vari paesi, pur con le ovvie difficoltà dettate dalla oramai cronica disomogeneità normativa. Ciò dicasi anche in relazione all’inarrestabile flusso migratorio che, ormai da anni, ha interessato ed interessa il nostro paese e, più in particolare la regione, con particolare riferimento a tutte le forme speculative che lo interessano in Italia ed all’estero. Noi ci siamo anche su questo versante come doverosa accoglienza e protezione verso chi sfugge alla guerra e alla fame e come contrasto di coloro che locupletano su questo fenomeno epocale ed, ormai, inarrestabile sempre nel rispetto dei limiti di sicurezza interna. Permettetemi, a tal riguardo, un ringraziamento particolare a tutte le donne e gli uomini della polizia e a tutti gli altri soggetti istituzionali e non, che, in tale ambito, con cadenza quasi quotidiana, e sotto la sapiente regia della locale Prefettura, non lesinano impegno e sacrificio per assicurare ai migranti dignità di persona umana ed il sacro diritto alla mobilità sempre nel rispetto delle leggi vigenti".

"Analogo ringraziamento rivolgo a quanti, ormai con analoga cadenza quotidiana, fronteggiano situazioni imbarazzanti di ordine pubblico causate da un diffuso malessere sociale, originato da una sempre pressante crisi economica che incide su larghi strati della popolazione. Auspico che questa situazione di congiuntura possa in qualche modo poter trovare delle soluzioni in tempi relativamente brevi, fermo restando, purtroppo, che si debba concordare sulla necessità di una presa di coscienza generale circa il definitivo abbandono di ogni forma di 'welfare state' a livello mondiale in nome di sistemi improntati alla competitività ed alla razionalizzazione di ogni risorsa. Ciò, ovviamente, implica adeguati e coerenti programmi politici basati su scelte di priorità e sui conseguenti corposi contenimenti di spesa pubblica, offrendo a tal proposito seri ed inattaccabili modelli comportamentali da presentare soprattutto alle nuove generazioni attraverso continue iniziative tendenti a motivarle ed a rafforzare in loro la speranza di un futuro in cui il lavoro, la dignità di cittadino, la legalità e l’uguaglianza reale possano essere delle certezze. Bisogna, però, evitare che inneggiare a tali principi diventi solo un vuoto slogan. E’ necessario far bene intendere che l’affermazione di essi comporterà inevitabilmente l’assunzione, di doveri e, quindi, di sacrifici. Significative suonano le parole del padre generale dei gesuiti Pedro Arruppe quando diceva che 'chi si batte per la giustizia si aspetti persecuzione'. La polizia di stato - continua la nota inviata dalla Questura - c'è massicciamente anche su questo fronte attraverso continue iniziative miranti ad inculcare nei giovani una cultura improntata al rispetto delle regole, della preparazione professionale, delle diversità, dell’integrazione, della non prevaricazione, e, soprattutto, della democrazia e, quindi, della libertà. Per tale esigenza essa ha saputo adeguatamente rispondere, affinando strategie e metodi operativi sempre in sintonia con i tempi, incentivando la cooperazione con le istituzioni e le espressioni della società civile. In questa direzione ben vengano gli interventi della scuola, delle organizzazioni ecclesiastiche, di enti istituzionali con qualificati e mirati progetti formativi finalizzati a fornire modelli comportamentali improntati più sull’essere che sull’apparire".

"Consentitemi, in questo giorno, di rivolgere un sentito ringraziamento a tutte le varie componenti della polizia di stato presenti sul territorio che, nel quotidiano ed in modo non appariscente, forniscono il loro contributo per il raggiungimento di un accettabile standard di sicurezza e mi riferisco alle varie specialità di Polizia come la Stradale, la Ferroviaria, delle Comunicazioni, dei mezzi aerei e navali, al personale dell’amministrazione civile che svolge la sua attività nei vari uffici di Polizia; alle organizzazioni sindacali che mi supportano nella soluzione delle quotidiane problematiche afferenti la gestione del personale in un momento storico reso ancor più complesso dalla generale contrazione della spesa pubblica; al Presidente della Regione per il suo costante impegno antimafia; al Comune di Palermo ed al suo Sindaco, icona della lotta allo strapotere mafioso degli anni ottanta, da sempre estremamente vicino alle forze di polizia nella lotta alla illegalità diffusa; al Prefetto per il suo diuturno e competente impegno in una provincia di certo non facile; a tutte le altre componenti istituzionali con le quali sia per la professionalità che per il tratto umano è possibile fare squadra; al Procuratore della Repubblica ed alle altre componenti della gloriosa Magistratura palermitana per il costante ed incondizionato appoggio che forniscono quotidianamente alla polizia di stato. Un ultimo e deferente pensiero rivolgo ai caduti che con il loro sacrificio hanno permesso di imprimere in modo indelebile nella storia il ricordo delle loro azioni e delle tensioni morali sottese. Viva la Polizia di Stato, viva l’Italia". Nel corso della cerimonia, sono state conferite 10 promozioni per merito speciale e 14 encomi solenni a 24 appartenenti alla polizia di stato distintisi per valenza ed attitudine al sacrificio, in singole operazioni di polizia. [Fonte: Questura di Palermo]

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