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Cronaca

"Non chiamateli raptus", per l'8 marzo donne in campo contro la violenza e per la parità

Esposto sulla facciata principale di Palazzo delle Aquile uno striscione. Cgil, Cisl e Uil lanciano un patto per le politiche di genere, per far sì che le donne non debbano scegliere tra figli e lavoro. E Non una di Meno torna in piazza per i diritti

Dall’inizio dell'anno ad oggi nel palermitano due donne sono state uccise dai loro uomini. In Italia, invece, nei primi due mesi del 2021 le vittime di femminicidio sono già 12. Contro queste violenze, in occasione dell'8 marzo, giorno in cui si celebra la festa della donna, il Comune questa mattina ha esposto sulla facciata principale di Palazzo delle Aquile uno striscione viola: "Non chiamateli raptus", il messaggio affisso sopra, sottoscritto dalla rete di organizzazioni del terzo settore, Progetto Violetta, Maghweb, HRYO - Human Rights Youth Organization e Naka. Un messaggio che vuole tenere alta l'attenzione pubblica sul fenomeno. Alle 17 in piazza Verdi, la rete di associazioni scenderà in strada per ricordare le dodici donne uccise nei primi mesi del 2021. "Un ricordo - spiegano gli organizzatori dell'iniziativa - delle loro passioni e degli interessi che le impegnavano da vive, una narrazione delle loro biografie al tempo presente, perché in una società libera dalla sopraffazione maschile, è così che la loro storia sarebbe andata: sarebbero ancora in vita".

In campo contro la violenza e per la parità anche i sindacati. Cgil, Cisl e Uil lanciano un patto per le politiche di genere per “promuovere, valorizzare e sostenere le donne nella società e nel mercato del lavoro ma anche per contrastare ogni forma di violenza e pregiudizi”. La proposta è stata inviata oggi agli 82 Comuni della provincia. “L’obiettivo - spiegano le segretarie di Cgil, Cisl e Uil Palermo con delega alle Pari Opportunità, Anna Maria Tirreno, Giusi Sferruzza e Luisella Lionti - è fare rete sul territorio, riportare le donne al centro contrastando stereotipi e violenze. Perché laddove le donne lavorano e sono sostenute in modo strutturale contribuiscono a fare ripartire l’economia e non sono più costrette a dovere scegliere tra lavoro e figli. Vogliamo essere parte attiva, proporci alle amministrazioni comunali come componenti delle commissioni Pari Opportunità. Siamo convinte - continuano - che oggi più che mai, in vista dell’arrivo dei fondi del Recovery Plan, serva il massimo impegno da parte di tutti per la realizzazione di progetti concreti per la reale affermazione delle donne nella società e nel mercato del lavoro”.

Secondo le organizzazioni sindacali “la donna è ancora oggi l’anello debole della società come dimostrano i dati nazionali Istat dai quali si evince che nel solo mese di dicembre dello scorso anno 99 mila donne, su 101 mila lavoratori, si sono ritrovate senza occupazione”. Altro punto centrale è il contrasto al “gender gap”, le cosiddette differenze salariali. “Con il patto - concludono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Palermo, Mario Ridulfo, Leonardo La Piana e Claudio Barone - intendiamo promuovere una strategia di responsabilità sociale con riferimento alle politiche di pari opportunità di genere attraverso una collaborazione tra i sottoscrittori. Istituzioni e organizzazioni devono guardare a lavoro e famiglia come due obiettivi prioritari e intrecciati. La scommessa è proprio questa. Siamo convinti che, solo ponendo le donne al centro delle politiche di crescita e sviluppo, si possa far ripartire l’economia”.

Nel territorio regionale sono poco diffuse le vie e le piazze intitolate alle donne. L'assessore regionale alle Autonomie locali, Marco Zambuto, vuole rimediare: ha inviato una nota a tutti i sindaci, i commissari straordinari, i presidenti dei Consigli e i consiglieri dei Comuni dell'Isola per invitarli a invertire la rotta. "Tale situazione - scrive l'esponente del governo  Musumeci – determina uno squilibrio, ormai ingiustificabile, considerato l'alto numero di donne che si sono distinte nella loro vita per l'impegno sociale, culturale, scientifico e politico. Sarebbe auspicabile che i regolamenti di toponomastica fossero modificati nel senso di prevedere una 'quota rosa' obbligatoria ai personaggi femminili di particolare rilievo". L'obiettivo di Zambuto è quello di "portare alla conoscenza delle nuove generazioni, e non solo, delle donne che hanno contribuito alla crescita della nostra Nazione e che hanno portato avanti, con perseveranza e tenacia, importanti traguardi per l'intera collettività. Il livello di civiltà di una società – conclude -  si misura anche per la considerazione, il rispetto e l'attenzione che si ha nei confronti dell'universo femminile".

Per rivendicare i diritti delle donne e dare una risposta a tutte le forme di violenza che ad esse vengono sistematicamente inflitte ieri piazza Verdi si è colorata di fucsia: è andata in scena la giornata di mobilitazione nazionale indetta da Non una di Meno nel corso della quale le manifestanti hanno chiesto anche l'immediata estensione dell'aborto farmacologico e la somministrazione della RU486 fino a 63 giorni senza ricovero obbligatorio, nei consultori. "Reclamiamo - afferma Giorgia Cappello di Non una di meno Palermo - l'accesso alla salute per tutte e il rifinanziamento del sistema sanitario pubblico messo a rischio da anni di austerity e gestione aziendalistica. Reclamiamo un permesso di soggiorno europeo senza condizioni, slegato dal lavoro e dalla famiglia e soprattutto immediato. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione e un welfare accessibile a tutte e tutti, incondizionato e individuale, perché servono misure strutturali. Sostieniamo tutte le battaglie per la sicurezza sul lavoro, durante l'emergenza e non solo, e per l’aumento del salario, a partire dalle figure più esposte e meno tutelate. Rivendichiamo il diritto allo sciopero contro un sistema di produzione e di riproduzione che ci sfrutta e ci deruba quotidianamente. Per questo ci sentiamo oggi di dissentire a gran voce da quanto fatto dalla commissione di garanzia​ che ha deciso di vietare la partecipazione allo sciopero dell’8 marzo all’intero comparto scuola, l’80% del corpo insegnante è composto da donne e, inoltre, si tratta di uno dei settori tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria".


 

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