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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Piana degli Albanesi

Sognando un'Europa (nuova) fondata sul lavoro, il Primo maggio a Portella della Ginestra

E' il tema scelto da Cgil, Cisl e Uil per celebrare la festa dei lavoratori in Sicilia e a Bologna, città scelta per la manifestazione nazionale dei sindacati. Partito il corteo fino al memoriale per ricordare le vittime della strage, a seguire il comizio

“Lavoro, diritti, stato sociale: la nostra Europa”. E' questo il tema scelto per celebrare la festa dei lavoratori a Portella della Ginestra, in continuità con le parole d'ordine che costituiscono l'appello che Cgil, Cisl e Uil lanceranno a Bologna, città che ospiterà quest'anno la manifestazione nazionale dei sindacati. Un richiamo a un'Europa nuova, rafforzata  e solidale, fondata sul lavoro e capace di dare prospettive di lavoro ai giovani. 

Dopo la deposizione delle corone di fiori al cimitero, alle 9,30 i manifestanti si sono dati appuntamento nella Casa del popolo di Piana degli Albanesi, da dove è partito il corteo fino al memoriale. A seguire il comizio, aperto dalla lettura dei nomi delle vittime. Interverranno il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, il senatore Emanuele Macaluso, che torna a fare un comizio sul luogo della strage dopo 71 anni, e il vice segretario generale Cgil Gianna Fracassi. 

“Una grande emozione venire a Palermo, che non mi ha fatto dormire. Torno a Portella -  – dichiara Emanuele Macaluso - volentieri per prendere parte a questo Primo Maggio. Il ruolo del sindacato è stato essenziale. La strage di Portella fu un tentativo di intimorire quel movimento di contadini lì radunato che aveva provocato anche in Sicilia un mutamento politico. I fatti si svolgono nel 1947. Il 20 aprile di quell'anno c’erano state le prime elezioni regionali, che segnarono un significativo successo delle sinistre unite ed il Primo Maggio si consumò la strage. In quel 1947 – continua Macaluso - c’era l’unità sindacale. Oggi i giovani devono sapere che organizzare un movimento non è facile. In quel clima organizzare i contadini, i minatori, gli operai è stata un'opera difficile a cui si sono dedicati tanti lavoratori coraggiosi e giovani intellettuali che hanno rinunciato ad altre carriere. Oggi è cambiato tutto. Una cosa sola non è cambiata: l'esigenza che i lavoratori, il popolo, abbiano la parola. E solo un movimento organizzato può fare questo, che sia sindacato, partito, associazione. Bisogna continuare ad avere voce, per dare un senso al sacrificio di tanti compagni morti. Per dare un'idea a questo Paese. Per riprendere il combattimento”.

Di Portella si è parlato durante la presentazione del libro “Portella della Ginestra, Strage di Stato?”, di Emanuele Macaluso, l'altro ieri nel saloncino della Cgil Palermo. “La strage dei sindacalisti uccisi dal '43 al '46, da Portella della Ginestra in poi, conta più di 70 morti. Non sono state solo 11 le vittime di Portella – ha detto il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo - ma è stata una strage continua, paragonabile forse in Italia solo alla strage di Bologna, con i suoi  85 morti. La lotta è stata  virulenta, nei confronti di un  movimento sindacale che faceva paura perché poteva contribuire a cambiare le condizioni di lavoro delle persone. La Cgil, assieme al Pci e al Psi, nelle città,  nelle campagne, nelle miniere, rompeva gli equilibri di sottomissione e subalternità nei confronti del mondo feudale, padronale. Lo scontro avveniva a mani nude. I sindacalisti che si mettono  alla testa dei cortei non erano uomini isolati, accanto a loro c'erano le donne, un intero popolo, che si ribellava al blocco sociale, costituito dalla Dc, dai liberali, dai monarchici, alleati con la magistratura di allora e dalla Chiesa del tempo, quella del cardinale Ruffini, che sosteneva che la mafia era un'invenzione dei comunisti". 

"Ogni volta che il movimento si organizzava – ha aggiunto Campo - arrivavano le stragi, si rispondeva con le armi. Onore a Falcone e Borsellino e onore a Pio La Torre, senza il quale non ci sarebbe stata la legge dello Stato di contrasto all'organizzazione mafiosa. Ma senza i nostri 70 morti non ci sarebbe stato quel forte movimento che ha lottato per i diritti, la libertà e la dignità di tutti”.  

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