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Cronaca

"Guerra di religione a bordo, cristiani gettati in mare": 15 fermi a Palermo

Il tragico gesto sarebbe accaduto durante la traversata del Canale di Sicilia. Sul barcone sarebbe scoppiata una rissa per motivi religiosi e i musulmani avrebbero sopraffatto i cristiani scaraventadoli fuori bordo

Quindici immigrati sono stati fermati dalla polizia a Palermo con l'accusa di avere gettato in mare nove compagni di viaggio - durante la traversata del Canale di Sicilia a bordo di un barcone - pare al culmine di una rissa scoppiata per questioni religiose. I fermati - tra cui un minorenne - sono tutti musulmani di nazionalità ivoriana, malese e senegalese. Tutti sono indiziati di "omicidio plurimo, aggravato dall’odio religioso". I 15 fermati fanno parte di uno dei tre gruppi di profughi sbarcati ieri a Palermo con tre diversi navi che li avevano soccorsi nel Canale di Sicilia. Secondo quanto ricostruito in base alle testimonianze di altri profughi, sul barcone sarebbe scoppiata una rissa per motivi religiosi e i musulmani hanno sopraffatto i cristiani e li hanno scaraventati fuori bordo. (GUARDA IL VIDEO)

La polizia avrebbe raccolto "dichiarazioni coerenti" e ci sarebbero anche riconoscimenti fotografici di alcuni degli indagati. Attraverso le testimonianze rese da una decina di naufraghi, tutti di nazionalità nigeriana e ghanese, il personale della Mobile palermitana ha appreso particolari agghiaccianti sul viaggio di fortuna intrapreso a partire dalle coste libiche. I naufraghi, parecchi dei quali in lacrime, hanno infatti raccontato di essere superstiti, ma non di un annegamento provocato dalle avverse condizioni meteo o dall’inefficienza del natante, ma generato dall’odio umano.

I sopravvissuti hanno raccontato di essersi imbarcati il 14 aprile su un gommone, partito dalle coste libiche e stipato di 105 passeggeri, in prevalenza senegalesi ed ivoriani. In corso di traversata, i nigeriani ed i ghanesi - in minoranza - sarebbero stati minacciati di morte, in particolare di essere abbandonati in acqua, da una quindicina di passeggeri, di nazionalità ivoriana, senegalese, maliana e della Guinea Bissau. "Il motivo del risentimento - si legge in una nota della Questura - sarebbe stato rintracciato nella professione, da parte delle vittime, del credo cristiano al contrario di quello musulmano professato dagli aggressori".

Le minacce si sarebbero concretizzate di lì a poco ed avrebbero visto soccombere tra i flutti del mar mediterraneo dodici individui, tutti di nazionalità nigeriana e ghanese. I superstiti si sarebbero salvati soltanto perché oppostisi strenuamente al tentativo di annegamento, in alcune casi formando anche una vera e propria catena umana. Indagini sono ancora in corso per eventuali altri soggetti responsabili. Un rapporto è stato consegnato stamattina al procuratore aggiunto Maurizio Scalia. La Procura ha adesso 48 ore di tempo per chiedere la convalida dell'arresto.

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