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Cronaca

Fatture taroccate al ristorante Scoperta evasione da 300 mila euro

Blitz della finanza in un locale del centro che rilasciava ai clienti scontrini o ricevute fiscali "fasulle". Alcune riportavano numerazione progressiva sfalsata, altre avevano la partita Iva con 10 cifre anziché 11

Ottimi piatti di cucina locale, menù turistici a prezzi allettanti, posizione in pieno centro storico con tavoli all'aperto, servizio impeccabile, ma un solo difetto: quello di dichiarare al Fisco appena il 30% degli incassi giornalieri. Il tutto rilasciando ai clienti, apparentemente in maniera regolare, scontrini e ricevute fiscali che, però, avevano una particolarità: quelle di essere, per la massima parte, “taroccate” e quindi destinate a non transitare in contabilità e nella dichiarazione dei redditi (comunque presentata, ancorché per modesti importi), ma aventi il solo scopo di far risultare un’apparente situazione di regolarità fiscale ed evitare che qualche cliente segnalasse alla guardia di finanza il mancato rilascio della ricevuta.
 
Già quando sono entrati per i controlli nel locale, ai primi di febbraio scorso, per iniziare una verifica fiscale approfondita, i finanzieri avevano acquisito diverse ricevute fiscali con numerazione progressiva sfalsata, mentre altre  riportavano addirittura un numero di partita Iva “contraffatto” contenente soltanto 10 cifre anziché 11, come previsto dalla normativa vigente (le prime sette individuano il contribuente, le ultime l'ufficio fiscale di riferimento ed il codice di controllo da questo attribuito).

Lo scopo di questa falsificazione delle ricevute era, evidentemente, quella di evitare che eventuali controlli incrociati potessero mettere in relazione gli importi documentati nelle ricevute stesse con il ristorante e quindi con la dichiarazione presentata. Andando avanti con l'ispezione documentale, le “sorprese” sono aumentate: i militari si sono pure accorti che il ristoratore, a fronte di 3.500 stampati fiscali prenumerati acquistati nel 2009 (ricevute fiscali e fatture), ne aveva conservato soltanto la metà dichiarando di aver smarrito gli altri.

Rendendo pertanto impossibile la ricostruzione del reale volume d'affari sulla base della contabilità, del tutto inattendibile per evidente falsità dei documenti fiscali elementari, le fiamme gialle hanno dovuto ricostruire indirettamente tutti gli incassi del ristorante ricorrendo ad una metodologia di controllo più dispendiosa ma efficace. In pratica, ricostruiti gli acquisti delle materie prime utilizzate nell’attività, i finanzieri li hanno confrontati con i prezzi esposti nel menù calcolando il numero delle portate preparate per i suoi clienti e di conseguenza il reale volume d’affari conseguito.

Il risultato quantificato al termine di queste operazioni ha fatto emergere che il ristoratore, in soli 3 anni, dal 2009 al 2011, pur presentando regolare dichiarazione dei redditi, ha nascosto all'erario oltre 600 mila euro di ricavi e non versato imposte (Iva, Irap e Irpef) per quasi 300 mila euro. Inoltre, avendo occultato parte della documentazione fiscale e non avendo istituito tutte le scritture contabili obbligatorie per legge (registri iva acquisti, registro dei corrispettivi), il ristoratore è stato deferito alla Procura per il reato di occultamento di scritture contabili e ora rischia una pena che va da sei mesi a cinque anni. Dall’inizio del 2012 ad oggi, solo a Palermo, sono stati controllati 76 ristoranti per il rilascio di ricevute o scontrini, 49  dei quali verbalizzati per mancata emissione.


 

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