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Cronaca

Famiglia in rovina: da 16 mila euro a 5 milioni di debito

La storia dei titolari di un'impresa di costruzione, soffocati dalle banche. Tutta colpa di un mancato pagamento risalente a 30 anni fa, e che nel frattempo è lievitato a dismisura tra ritardi, interessi e spese legali. La denuncia: "E' usura"

Tutto ebbe inizio con un appalto per la costruzione di 180 alloggi di edilizia sociale, affidato all'impresa Catalano dalla cooperativa "Trinacria", e un piccolo debito mai saldato. Una ditta che adesso, 30 anni dopo, è ridotta sul lastrico. E ora è costretta a pagare 5 milioni di euro. Questa è la storia di una famiglia in rovina. Travolta da una serie di guai. L'inizio della fine affonda le radici negli anni Ottanta. Un debito di 32 milioni di lire, circa 16 mila euro. Un'emorragia mai tamponata. Tra mancati pagamenti, ritardi, interessi, spese legali, quel debito con le banche è arrivato dopo 30 anni a quasi cinque milioni di euro. L'impresa di Giuseppe Catalano è stata portata al fallimento, il patrimonio messo all'asta, i familiari del costruttore ridotti sul lastrico come fideiussori.

E la famiglia intanto ha presentato due denunce, tirando in mezzo anche l'usura. All'origine di tutto c'è un appalto per la costruzione di 180 case. Siccome le modalità di pagamento erano modulate sullo stato di avanzamento dei lavori - spiega l'agenzia Ansa - l'impresa Catalano chiese al Banco di Sicilia l'apertura di un "castelletto di sconto" per trasformare in denaro liquido le cambiali e gli altri titoli di credito ricevuti dagli acquirenti degli appartamenti.

Nel 1985 - due anni dopo l'inizio della vicenda - la banca presentò un conto di quasi 40 milioni di lire. Il debito iniziale di 32 milioni non saldato scatenò una lunga trafila passata attraverso il fallimento nel 1990 e alla vendita all'asta del patrimonio. Al debito iniziale si è poi aggiunto quello con altre banche. Quasi 20 anni dopo il debito schizzò oltre il miliardo di lire. Poi rivalutazioni, ipoteche, sequestri e vendita degli ultimi beni rimasti. Fino a quando la vedova di Giuseppe Catalano, che nel frattempo è morto, Luisa Catania, ha perso anche la casa in cui abitava e si è appellata alla magistratura, presentando due denunce. Ma il tempo stringe e adesso l'inchiesta sta per essere chiusa. Con un incubo per la signora: il reato di usura sarebbe ormai prescritto.

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