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Cronaca

Evade il fisco per un milione e mezzo: sigilli a conti correnti ed immobili

La finanza ha accertato la condotta illecita di un imprenditore e dei due figli. Tra il 2003 ed il 2006 avrebbero acquisito degli immobili rivendendoli poi a terzi, così da "ripulire" le somme impiegate. Ora sono accusati anche di riciclaggio

Avrebbe evaso il fisco per oltre un milione e mezzo di euro tramite movimenti sospetti con l'acquisto di immobili e mettendo il proprio capitale in un trust costituito appositamente. La guardia di finanza ha denunciato tre persone, padre e due figli, che lavorano nel settore immobiliare e nel commercio di elettrodomestici per i reati di riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Sequestrati preventivamente quindici immobili, quote sociali di una società e disponibilità finanziarie.

L'operazione dei finanziari, nell'ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno permesso di accertare il piano "diabolico" i cui fatti risalgono al periodo compreso fra gli anni 2003 e 2006. Oltre all'evasione fiscale, il padre si sarebbe preoccupato di "spogliarsi" apparentemente del patrimonio familiare. Già condannato in primo grado per "dichiarazione infedele", l'imprenditore avrebbe eluso i provvedimenti adottati dall'Agenzia delle Entrate e dalla società di riscossione fornendo la disponibilità finanziaria ai figli necessaria per acquistare alcuni immobili, così da rivenderli a terzi ed ottenere un profitto "ripulito" e quindi non riconducibile all'evasione fiscale.

Per completare il piano, il padre avrebbe fatto confluire le proprie disponibilità finanziarie in una società immobiliare, utilizzata come "cassaforte di famiglia", di cui lui stesso era amministratore unico ed i figli soci, trasferendo il capitale sociale in un trust creato ad hoc. Come previsto da questo istituto giuridico, di derivazione anglosassone, l'intero patrimonio viene affidato ad un gestore per una finalità specifica, facendo perdere al proprietario originale ogni forma di gestione e amministrazione. Ma questo meccanismo studiato a tavolino non è sfuggito alla guardia di finanza, che è riuscita a dimostrare come l'affidamento fosse di fatto solo formale.

Il trust, però, sarebbe stato istituto unicamente per aggirare le procedure di riscossione. E infatti l'imprenditore, a ridosso dell'accusa di evasione fiscale, sarebbe risultato ufficialmente nullatenente, pur avendo continuato a gestire ed utilizzare direttamente i beni trasferiti nell'istituto giuridico, potendo così acquisirne i relativi benefici. Sull'intero patrimonio sequestrato, già affidato ad un amministratore giudiziario, il fisco potrà concretamente disporne per recuperare i tributi evasi.

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