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Cronaca Bagheria

"Giro di fatture false ed evasione fiscale": condannato "il re dei tir" Giuseppe Salamone

La sentenza del tribunale di Termini Imerese per l'imprenditore bagherese, che era stato arrestato nel 2018 e al quale era stato sequestrato un patrimonio di un milione e mezzo. Tutto era stato poi annullato dal Riesame. Inflitte altre 3 condanne e sancite anche due assoluzioni

Era finito in carcere e gli erano stati sequestrati beni per un milione e mezzo a ottobre del 2018 e ora l'imprenditore bagherese Giuseppe Salamone, il "re dei tir", è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere dal tribunale di Termini Imerese per false fatturazioni finalizzate a truffare il fisco, ma anche per intestazione fittizia.

Il collegio presieduto da Vittorio Alcamo ha inflitto anche altre tre condanne, ciascuna a un anno e 8 mesi, a tre amministratori delle società di Salamone, ovvero Daniela Cinquegrani, Vincenza Parisi e Salvatore Parisi. Contestualmente sono stati però assolti altri due amministratori, Gaetano Fiorista e Giovanni Balistreri (difesi entrambi dall'avvocato Claudia Di Gati).

Secondo la ricostruzione della guardia di finanza, Salamone, 52 anni, avrebbe imbrogliato l'Erario con l'emissione di fatture per operazioni inesistenti e trasferito le quote della titolarità delle sue aziende a prestanome così da risultare soltanto un dipendente. Il 9 ottobre di 4 anni fa era stato arrestato e gli erano stati sequestrati conti correnti, immobili, mezzi e quote societarie di tre aziende attive nel settore dei trasporti su gomma, cioè la Salamone Group, la Transervice Scarl e la Transport's World Scarl.

Arrestato il "re dei tir" | Video

Il Riesame aveva però non solo annullato integralmente il sequestro, ma aveva anche disposto la scarcerazione dell'imprenditore. Così come, in sede tributaria, le fatturazioni ritenute false dalla Procura sarebbero state considerate invece corrette e legate ad operazioni reali dall'Agenzia delle entrate. Inoltre, la sezione Misure di prevenzione del tribunale ha rigettato anche l'istanza di sequestro formulata dalla Procura. Tutto questo, però, non ha evitato la condanna di Salamone e di altri suoi collaboratori. 

Come aveva ricostruito la guardia di finanza l'imprenditore "destinatario nel tempo di due avvisi orali da parte della questura per le ripetute frequentazioni con personaggi appartenenti alla criminalità organizzata e per aver assunto o favorito l'assunzione di persone vicine ai locali mandamenti, aveva ceduto fittiziamente la titolarità delle quote delle tre aziende a lui riconducibili a prestanome, per eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniale, risultando essere formalmente un semplice dipendente delle imprese che di fatto gestiva".

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