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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Ghanese da 12 anni a Palermo chiede la patente ma riceve un decreto di espulsione

La storia di un uomo, padre di due bimbi piccoli, al quale all'improvviso la prefettura ha dato 7 giorni per lasciare l'Italia. Ma ha tutti i documenti in regola e percepisce persino il reddito di cittadinanza. Il giudice annulla il provvedimento: "E' perfettamente integrato, nessun rischio per l'ordine pubblico"

Invia un'istanza alla Motorizzazione per conseguire la patente e riceve a sorpresa un decreto di espulsione, col quale la prefettura di Palermo gli dà una settimana per lasciare l'Italia. Una storia kafkiana quella di un cittadino ghanese di 29 anni, sposato e padre di due bambine piccole (una ha appena 3 mesi), che vive a Palermo da ben 12 anni, che ha una regolare carta d'identità, un codice fiscale, una tessera sanitaria, un passaporto valido per l'espatrio, un contratto d'affitto, che ha avuto diverse occupazioni, che ha pagato le tasse e che percepisce persino il reddito di cittadinanza.

Lo straniero - che ha sempre avuto anche il permesso di soggiorno - in seguito a dei controlli avviati dalla questura dopo la sua richiesta alla Motorizzazione, all'improvviso si è ritrovato trattato come un clandestino. Il giudice di pace, Daniela Liggio, adesso ha però accolto il ricorso dell'avvocato Alessandro Musso, che lo difende. La Prefettura non si è neppure costituita in giudizio.

N. A. K. aveva ricevuto il decreto di esplusione il 6 novembre sulla scorta del fatto che, secondo la prefettura, era entrato in Italia il 5 agosto del 2008 da Lampedusa e che non avrebbe avuto i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. Ignorando completamente cioè che vive stabilmente a Palermo da 12 anni con la sua compagna, da cui ha avuto due figli, e che ha un regolare contratto di affitto. Ignorando che in realtà ha il permesso di soggiorno, che gli è stato anche rinnovato, che ha sempre lavorato - come collaboratore domestico e in un negozio di frutta e verdura - e che ha pagato regolarmente le tasse. Gli investigatori non hanno poi tenuto conto del fatto che il ghanese percepisce pure il reddito di cittadinanza (in scadenza il 31 dicembre). Dunque - questo ha sostenuto la difesa - tutto si può dire, tranne che N. A. K. si sia "intrattenuto illegalmente nel territorio italiano".

Il giudice ha dato ragione al ghanese, prima di tutto alla luce di una recente modifica alle norme sull'immigrazione, introdotte il 22 ottobre, che "ha esteso il divieto di esplusione a tutti quei casi in cui l'allontanamento dal territorio dello Stato possa compromettere il diritto al rispetto della propria vita privata e famigliare". E, nella sua ordinanza, sottolinea che "il ricorrente ha dimostrato di essersi integrato e concretamente radicato nel territorio italiano, creando una famiglia propria con due bimbi piccoli nati a Palermo, di essersi sempre regolarmente mantenuto, effettuando lavori stabili che gli hanno consentito lo svolgimento di una vita dignitosa e rispettosa delle regole giuridiche e sociali", ma anche che "non emergono ragioni di ordine pubblico e di sicurezza nazionale che impediscano il trattenimento nel territorio dello Stato" e che c'è "la necessità di tutelare l'unità famigliare". Per questo ha dunque annullato il decreto di esplusione. 
 

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