rotate-mobile
Cronaca

Policlinico, messo a punto un nuovo test sul sangue per valutare la risposta immunitaria contro il Covid

Si tratta di un semplice esame, già prenotabile, che misura non la produzione di anticorpi ma la presenza di linfociti T della memoria. L'esperto: "Questo prelievo è particolarmente indicato per i pazienti considerati fragili"

Un nuovo test in grado di valutare la risposta immunitaria contro il Sars-CoV-2, il virus responsabile del Covid, basato sui linfociti della memoria e non sugli anticorpi. Si tratta di un semplice prelievo di sangue, messo a punto nel laboratorio Cladibior del Policlinico, dal team guidato da Francesco Dieli, e già prenotabile. 

"Sulla base di una vasta letteratura scientifica - spiegano dal laboratorio - si è visto che una efficace risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione contro Sars-CoV-2 deve essere valutata non solo in termini di anticorpi neutralizzanti ma anche, e soprattutto, come frequenza dei linfociti della memoria in grado di attivarsi e dare una risposta efficace contro gli antigeni della proteina Spike del virus". Il test si basa proprio su queste evidenze scientifiche ed è in grado di rilevare e quantificare in sole 24 ore la risposta immunitaria cellulo-mediata nei confronti di Sars-Cov-2, misurando con precisione la frequenza dei linfociti T CD4 e T CD8 specifici per la proteina Spike del virus. E' stato sviluppato nell’ambito di uno studio volto ad analizzare l’effetto del vaccino su individui in grado di produrre anticorpi e su pazienti affetti da patologie che compromettono la risposta anticorpale mediata dai linfociti B. 

Test adatto per i pazienti fragili

I dati ottenuti confermano che già dopo la prima dose di vaccino si instaura la risposta dei linfociti T, che da un lato permettono la produzione degli anticorpi e dall’altro agiscono direttamente sulle cellule infettate dal virus uccidendole. L’avvenuta immunizzazione è, dunque, misurabile oltre che dalla produzione di anticorpi, anche dalla presenza di linfociti T della memoria che giocano un ruolo protettivo nei confronti del virus. Analogamente agli altri vaccini, la presenza dei linfociti della memoria può essere considerato un parametro fondamentale per valutare la durata della risposta immunitaria protettiva e la necessità di effettuare eventuali richiami, non soltanto nei soggetti in grado di sviluppare una immunità, ma ancor di più in chi ha una compromissione del sistema immunitario, come persone con immunodeficienze congenite ed acquisite o pazienti sottoposti a trattamento con  farmaci biologici o farmaci immunosoppressori. 

 “Per le sue caratteristiche - spiega Dieli - il test da noi sviluppato assume quindi particolare importanza, rispetto alla valutazione degli anticorpi neutralizzanti, proprio in questi pazienti considerati fragili e che non possono produrre anticorpi: in questi soggetti, infatti, non è possibile valutare l’avvenuta immunizzazione tramite il dosaggio del titolo anticorpale, ma è possibile farlo tramite la misurazione dei linfociti T CD4 e CD8 della memoria, specifici per la proteina Spike di SARS-CoV-2". I risultati di questo studio sono stati pubblicati su una prestigiosa rivista scientifica la scorsa settimana. "La letteratura scientifica - conclude l'esperto -riporta come, a differenza della risposta anticorpale, la risposta dei linfociti T CD4 e CD8 contro Sars-CoV-2 risente soltanto in minima parte della presenza delle diverse varianti del virus, compreso la variante Delta, e per questo motivo, un test come quello messo a punto presso il Cladibior, può essere utilizzato anche nei soggetti guariti, indipendentemente dalla variante che ha causato l’infezione”. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Policlinico, messo a punto un nuovo test sul sangue per valutare la risposta immunitaria contro il Covid

PalermoToday è in caricamento