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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Zen

Spacciavano eroina a qualsiasi ora, cinque arresti allo Zen: ci sono anche due donne

Operazione della Squadra mobile tra i padiglioni. Le cessioni di droga “a credito”, il ruolo di due pregiudicate e il coinvolgimento di una minorenne

Spacciavano a qualsiasi ora del giorno e della notte, avvalendosi della collaborazione delle donne di casa, tra le quali anche una minorenne. Operazione della Squadra mobile della polizia allo Zen 2: in manette sono finite cinque persone. In particolare il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per un 53enne pluripregiudicato che già si trova in carcere per altri reati (M.G. le sue iniziali) e per un 38enne (C.G.), anche lui pluripregiudicato. Inoltre il giudice ha disposto gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico per donna di 36 anni pregiudicata (A. R.), una 37enne, pure lei pregiudicata (A. C.) e infine un ragazzo del 2003 (L. I. K. le sue iniziali).

"I cinque - dicono dalla questura - secondo gli elementi fin qui raccolti, si sarebbero resi responsabili, in concorso tra loro, dello spaccio di sostanze stupefacenti, messo in atto in modo stabile e continuativo sotto la direzione del 53enne che avrebbe creato un’organizzazione a conduzione familiare per garantire l’attività. Ad avvalorare l’idea che questo business abbia potuto portare ingenti guadagni nelle casse degli indagati, il fatto che in soli 10 giorni sono state registrati ben 32 episodi di cessione, prevalentemente di eroina. Risultava chiaro, inoltre, il ruolo centrale di “capo” ricoperto dal 53enne nei confronti del quale sono stati ritenute sussistenti le aggravanti di aver diretto le attività".

"Va inoltre rilevato - aggiungono dagli uffici di polizia - che nei confronti dei primi quattro arrestati è stata riconosciuta l’aggravante di essersi avvalsi di una persona minorenne per commettere il delitto. Durante l’indagine – sviluppata anche mediante intercettazioni e l’ausilio di telecamere - sono stati effettuati diversi sequestri di eroina e contestate segnalazioni per uso personale ai 'clienti'. L'attività di spaccio, che si è sviluppata nei classici luoghi conosciuti allo “Zen 2” come “I muntaruozzi”, “Nu miezzu”, “il camion verde”, “a casa”, ha portato alla luce la diffusione di un allarmante numero di consumatori di eroina i quali, a colpo sicuro, contattavano indifferentemente uno degli indagati che – anche mettendosi in contatto con uno del gruppo – si rendeva immediatamente disponibile a rifornire l’acquirente".

E’ stato riconosciuto inoltre, come l’attività di spaccio, da un lato, era sviluppata in chiave certamente organizzata per poter rifornire più ampi contesti territoriali di spaccio su larghe aree territoriali, dall’altro è emerso come avesse una base di natura “familiare”. La centrale dello spaccio era costituita dalle abitazioni di M.G. e C.G. e si districava nel cosiddetto “mezzo”, una sorta di cortile lungo a cavallo tra due padiglioni alle Zen, da considerarsi una vera e propria “fucina di cessioni al minuto”, che andava avanti mediante la vendita di piccole dosi di sostanza, così da eludere eventuali interventi della polizia.

"Nel delineato sistema di cessioni - spiegano dalla questura - si sono pure riscontrate forme dilazionate di pagamento: un rodato sistema di cessione di droga “a credito” che ha portato poi gli indagati – soprattutto il 53enne – a richiedere i pagamenti di esose somme di denaro accumulate con veri e propri debiti dei “clienti”, il più delle volte tossicodipendenti disposti a tutto pur di drogarsi. L’indagine ha consentito di delineare pure il ruolo delle due donne, i cui elementi a loro carico le vedrebbero depositarie di diverse mansioni: dalla custodia dello stupefacente ai rapporti con i clienti, dalla tenuta della contabilità al controllo della droga residua. "Le piene responsabilità penali per i fatti - concludono dalla questura - saranno accertati in sede di giudizio".

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