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Cronaca

Cocaina nel carbone vegetale: arrestato fratello di un boss di Brancaccio

La guardia di finanza ha intercettato un container con 110 chili di droga, per un valore di 14 milioni. Il carico era diretto a Palermo, ma è finito per un errore nel porto di Salerno. Fermato Antonino Lupo, fratello di Cesare

Cocaina nascosta in carichi di banane o nel carbone vegetale per eludere i controlli e frequenti contatti tra i narcotrafficanti sudamericani e quelli palermitani, con il nulla osta della mafia. Ma anche un palese errore: un carico di droga con destinazione finale Palermo, arrivato per sbaglio in Campania. E' quanto hanno portato alla luce i finanzieri di Catania nell'ambito dell'operazione "Narcos", che ha permesso di sequestrare 110 chili di coca purissima e fermare tre persone.

"COCAINA DA 14 MILIONI DI EURO: PRESI I PABLO ESCOBAR SICILIANI - IL VIDEO

La droga doveva arrivare proprio nel capoluogo siciliano, ma per un errore è finita su una nave attraccata a Salerno. Qui i controlli e il sequestro. Se immessa sul mercato, avrebbe fruttato circa 14 mililoni di euro.

La dda etnea, che ha coordinato le indagini, ha emesso 4 fermi. Due sono stati eseguiti a Palermo e uno a Frosinone. Una quarta persona è attualmente irreperibile. I due fermati nel capoluogo siciliano sono Antonino Lupo ,54 anni, fratello di Cesare ritenuto il capo del rione Brancaccio, e Antonino Catalano, 52 anni. Sono accusati di fare parte di "un'associazione internazionale finalizzata all'importazione e al traffico di droga". A Frosinone è stato fermato Vincenzo Civale, 40 anni, napoletano.

Dalle indagini è emerso il legame tra "numerosi soggetti, alcuni dei quali in corso di identificazione, tra Sicilia, Campania, Lazio, Sardegna, Spagna, Colombia ed Ecuador e dediti all'organizzazione di consistenti importazioni di cocaina sulla rotta Sud America-Italia".

Cocaina dalla Colombia - le intercettazioni

"Le indagini  - spiegano le fiamme gialle - sono state rese particolarmente complesse dal fatto che gli indagati agivano in più paesi tra Europa e Sud America. In particolare, Civale, seguendo le direttive del soggetto di origine spagnole, perfetto conoscitore delle dinamiche
interne ai cartelli colombiani, si recava per alcuni mesi in Colombia per accreditarsi e conquistare la fiducia dei fornitori di cocaina. Durante la permanenza in Sud America Civale, consapevole dei seri rischi per la sua incolumità fisica in caso di mancata realizzazione del progetto criminale, aveva mantenuto fitti contatti con Lupo per stabilire le modalità più sicure per realizzare la spedizione della droga".

Dopo frenetiche trattative e continui mutamenti di programma, alla fine del 2016, l’organizzazione - tramite un ignaro corriere - ha realizzato la spedizione di un "campione" di 9 chili di cocaina. Il mittente era un’impresa di Santa Marta (Colombia), il destinatario un'impresa etnea di fantasia.

La coca, attraverso uno speciale procedimento chimico, era nascosta nel carbone vegetale in polvere (oltre 40 chili). La sostanza, così abilmente “confusa”, sarebbe stata poi estratta con un ulteriore procedimento chimico che avrebbe richiesto l’opera di esperti. La finanza spiega che "Il buon esito dell’operazione - a detta degli organizzatori - aveva accresciuto la loro credibilità nei confronti dei mittenti colombiani, così aprendo definitivamente alla possibilità di un più significativo carico". Il secondo carico risale al 10 marzo scorso. Un carico di 110 chili di coca è arrivato al porto di Salerno. Qui però c'erano i finanzieri.

 

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