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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Palazzo Reale-Monte di pietà

Il blitz al Capo e lo spaccio minuto per minuto: più di 700 dosi di droga smerciate in 15 giorni

Nell'inchiesta "Cuncuma", che ha portato a 11 arresti, sono state documentate in media 2 cessioni all'ora. Anche davanti a bambini e turisti. La "roba" nascosta pure in una cassetta delle lettere e i pizzini per la contabilità. Tra gli indagati il fratello di Andrea Cusimano, ucciso a colpi di pistola nel 2017

Ben 725 dosi di fumo, erba e cocaina spacciate tra i vicoli del Capo in appena 15 giorni, tra il 21 giugno e il 5 luglio del 2018. La presunta banda sgominata dai carabinieri con l'operazione "Cuncuma", tra le bancarelle del mercato e gli scatti dei turisti, incurante anche della presenza di bambini, avrebbe quindi smerciato droga a tutto spiano: facendo un rapido calcolo, infatti, le cessioni documentate dagli investigatori sono quasi 50 al giorno, una media di 2 all'ora. E tra gli affiliati ci sarebbe stato anche Francesco Paolo Cusimano, fruttivendolo e fratello di Andrea, il giovane ucciso a colpi di pistola proprio al Capo il 26 agosto del 2017.

La droga nella cassetta delle lettere

Per stilare tutti i capi d'imputazione sono state necessarie quasi 60 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Fabio Pilato, su richiesta del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dei sostituti Bruno Brucoli e Salvatore Leopardi. Decine e decine di persone si sarebbero rifornite di droga al Capo, compresi minorenni, a tutte le ore, tranne la notte. E la droga, in attesa dei clienti, sarebbe stata nascosta in posti quasi impensabili, come una cassetta delle lettere di un'abitazione di piazza Beati Paoli, accanto al vicolo degli Orfani.

Spaccio di droga al Capo, gli arrestati

La storia della "Cuncuma"

E i Beati Paoli in questa storia c'entrano e il nome del blitz, "Cuncuma", non è casuale. Nell'ordinanza, infatti, c'è un interessante excursus che parte dalla definizione di "Cuncuma" data dallo scrittore ed antropologo Giuseppe Pitrè: "Riunione in compagnia di altri uomini, per lo più non buoni e giudicati come non buoni. Riunione segreta e misteriosa - si legge ancora in 'Usi e Costumi', nel capitolo 'La mafia e l'omertà' - come quella dei Beati Paoli, che avevano le loro grotte paurose e impenetrabili presso il giardino detto della Cuncuma. Essiri di la Cuncuma, essere del tal numero de' tristi, della cosca, aver l'arte e l'attitudine d'ingannare e prevedere gli inganni, essere furbo ecc. A Palermo nel giardino della Cuncuma, vi era una grand'hosteria, et ivi giuntavano li guappi e taglia cantuni".

I pizzini e gli incassi

Secondo l'accusa, la banda sarebbe stata capeggiata da Benito Miccichè, che avrebbe gestito un flusso di denaro notevole. Sarebbe stato proprio lui a fare i conteggi alla fine di ogni turno, con i pizzini consegnati da ogni pusher. Un'operazione in cui sarebbe stato aiutato anche da Vincenzo Miccichè e da Cusimano, "coordinatore" delle attività serali. Dal ricavato delle vendite, dopo aver lasciato un piccola percentuale agli spacciatori, Benito Miccichè avrebbe recuperato le somme necessarie per acquistare altra droga da spacciare. Il tariffario sarebbe stato di 100 euro al grammo per la cocaina, 5 euro per l'hashish e 10 per la marijuana.

L'omicidio tra le bancarelle

Cusimano è il fratello del giovane assassinato nell'estate del 2017, un delitto avvenuto proprio tra le bancarelle del mercato e per il quale venne arrestato subito - da due carabinieri liberi dal servizio - Calogero Pietro Lo Presti, nipote dell'omonimo boss di Porta Nuova, poi condannato a 20 anni in appello. Si ipotizzò che dietro all'uccisione potesse esserci una storia legata alla droga, ma alla fine venne ricostruita una lite: il boss Lo Presti quella mattina aveva litigato proprio con Francesco Paolo Cusimano, cosa che avrebbe determinato il successivo intervento di Lo Presti junior a danno di Andrea Cusimano. 

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