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Cronaca Noce / Via Noce

"Aggredita e ferita mentre si trova al commissariato Zisa": pena ridotta per un poliziotto

La Corte d'Appello ha inflitto solo un'ammenda di mille euro all'ispettore Tonino Prontera che in precedenza era stato condannato a un anno e mezzo. Per l'accusa avrebbe strattonato e rotto una spalla ad una donna che era andata negli uffici di via Noce per denunciare il furto di un cellulare

La terza sezione della Corte d'Appello ha deciso di ridurre la pena inflitta ad un ispettore di polizia in servizio al commissariato Zisa-Borgo Nuovo, Tonino Prontera, finito sotto processo perché - il 4 febbraio del 2016 - avrebbe violentemente aggredito una donna che si era presentata negli uffici di via Noce per fare una denuncia, provocandole la frattura di una spalla.

Il collegio presieduto da Giuseppina Cipolla adesso ha deciso di riqualificare il reato di lesioni dolose in lesioni colpose per eccesso di difesa ed ha inflitto all'imputato soltanto un'ammenda di mille euro. In primo grado (il processo si è svolto con il rito abbreviato), il 28 settembre del 2021, il gup Rosario Di Gioia aveva invece inflitto a Prontera un anno e mezzo con la sospensione condizionale della pena.

La donna, una quarantenne, aveva presentato denuncia ai carabinieri il primo marzo del 2016, raccontando di essere andata in commissariato per denunciare il furto del suo cellulare, ma che con modi bruschi e diversi spintoni sarebbe stata invitata ad andarsene perché "questa è routine", "torni domani o dopodomani". La donna a quel punto avrebbe chiesto a uno dei poliziotti: "Se fosse capitato ad un suo famigliare, l'avrebbe aiutato?". Così, sempre secondo la sua versione, sarebbe stata strattonata e spinta a terra, tanto da fratturarsi la spalla e, assieme alla madre che era con lei, era stata pure denunciata per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Pochi mesi dopo l'episodio, l'allora sostituto procuratore Maria Teresa Maligno (oggi in Procura generale) aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo, ma il gip Marco Gaeta aveva invece accolto l'opposizione della donna, assistita dagli avvocati Mauro Torti e Corrado Nicolaci, disponendo ulteriori indagini.

Grazie ai video ripresi nel commissariato e all'audizione di diversi testimoni, la Procura aveva successivamente ritenuto di aver acquisito le prove dell'aggressione, della responsabilità dell'ispettore, ma aveva anche ipotizzato che altri tre poliziotti avrebbero falsificato la relazione di servizio per coprire Prontera.

Gli indagati, secondo questa prima ricostruzione, avrebbero messo a verbale che sarebbbe stata la donna ad inveire ed urlare contro di loro mentre era in attesa di fare la denuncia (dicendo tra l'altro "poliziotti di m..." e "la polizia non mi deve rimpere i c..."), ma anche che avrebbe proferito "frasi sconnesse e insensate" e che avrebbe avuto (testualmente) "un fortissimo alito vinoso o per meglio dire liquoroso". Non solo quindi la quarantenne non sarebbe stata lucida, ma sarebbe stata lei ad aggredire per prima Prontera, gridandogli anche "assassino!", che - per difendersi - avrebbe spinto lei e la madre fuori dall'ufficio.

Una versione alla quale il primo giudice non aveva creduto e che adesso, invece, in appello, sembra essere proprio quella che è stata ritenuta fondata.

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