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"Mi divertivo nelle feste della Palermo degli anni 80, ora sono diventato un prete"

La storia di don Sergio Ciresi, parroco di Maria Santissima Immacolata nella zona di Montegrappa. Dopo aver vissuto la movida da giovane, la scoperta della vocazione che lo ha portato alla scelta del sacerdozio da adulto, a 47 anni

Lui si chiama don Sergio Ciresi ed è il vicedirettore della Caritas diocesana di Palermo e parroco di Maria Santissima Immacolata a Montegrappa, in prima linea durante l’emergenza Coronavirus. La sua è una delle storie più interessanti che riguardano i 33 mila preti diocesani in Italia. "Senza solidarietà non si va da nessuna parte": ne è convinto don Sergio Ciresi, cinquantaduenne "al servizio di tutti, nessuno escluso". 

Classe 1970, nato a Palermo in una famiglia benestante, di stampo cattolico, amante del mare, da ragazzo ha vissuto inseguendo il divertimento e le mode, fino a un cambio radicale che lo ha portato a diventare sacerdote e a dedicarsi agli ultimi.
 “Ero molto legato alle cose materiali, all’apparenza, all’immagine– spiega don Sergio Ciresi a Gianni Vukaj, regista di Eccomi, la docuserie dedicata alla vocazione al sacerdozio in onda su Tv 2000 - a tutto ciò che è superfluo. Da ragazzo ero molto mondano, partecipavo alle feste, facevo di tutto per esserci. Nella Palermo degli anni 80- 90 c’erano pochissimi locali, le feste si vivevano a casa ed ero convinto che fosse importante far parte di un certo giro e di avere un determinato look".

L’attenzione ai più fragili era già nel dna del futuro sacerdote che si occupò, dopo l’ingresso nel mondo del lavoro presso l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Palermo del Tribunale per i Minorenni del Ministero della Giustizia, anche di servizi di assistenza agli anziani presso il villaggio dell'ospitalità Maria SS. immacolata – (Opcer) e all'Ismett, oltre che presso l’Ufficio Catechistico Diocesano. Una vicinanza alla Chiesa sempre presente sin da quando era ragazzo ed andava a messa tutte le domeniche con la mamma. Poi la scoperta della vocazione che lo ha portato alla scelta del sacerdozio da adulto, a 47 anni.

Oggi Don Sergio si confronta quotidianamente con le fasce più deboli che, in una città come Palermo duramente colpita dall’emergenza coronavirus, hanno avuto molte difficoltà dovute al reddito insufficiente o alla disoccupazione. In questo contesto il Don rappresenta una mano tesa per tanti. 

“Mi capita di fare dormire persone in canonica per alcune notti – aggiunge il parroco - e di dare corpo ad alcuni sogni. La scorsa estate, ad esempio, sono riuscito ad organizzare, grazie alla provvidenza divina, dei fine settimana al mare per famiglie povere. Un’iniziativa rivolta a persone che non vanno mai in vacanza, che non sanno cosa sia andare in spiaggia e fare un bagno al mare. Un piccolo gesto che ha significato tanto per loro”.

Il suo impegno per una Palermo più inclusiva e più attenta ai diritti degli invisibili gli è valso l’importante riconoscimento delle 'Tessere preziose del Mosaico Palermo', una delle onorificenze più alte che Palermo assegna a quanti hanno dato il proprio contributo al tessuto sociale della città. La Tessera, conferita il 4 gennaio 2021 dal sindaco Leoluca Orlando, parla di un sacerdote “attento all’essenziale ed ai poveri della città”, come si legge nelle motivazioni, soprattutto in un lungo periodo segnato dalla pandemia e dalle sue ricadute sociali ed economiche, “è quello di chi sa di essere “pane spezzato” per tutti coloro che chiedono aiuto".
 
"Oggi più di prima, a mio avviso, siamo chiamati ad essere testimoni – conclude Don Sergio - come lo sono state le comunità nascenti e gli apostoli. La pandemia deve aiutare tutti, e noi preti per primi, a capire che senza condivisione, senza solidarietà, non andiamo da nessuna parte. Questo stile di vita ci porterà davvero a ottimizzare le risorse".

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