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Cronaca

"Non fu colpa del vaccino, ma delle valutazioni del medico", un indagato per la morte della prof

Depositato l'esito dell'autopsia eseguita sul corpo di Cinzia Pennino, docente del Don Bosco, deceduta il 28 marzo scorso a 17 giorni dalla somministrazione di Astrazeneca. "Era obesa e il siero era controindicato, il vaccinatore non ha considerato correttamente i fattori di rischio"

Non sarebbe stata colpa del vaccino Astrazeneca, ma molto più probabilmente di un errore di valutazione dei fattori di rischio da parte del medico che nell'hub della Fiera somministrò la dose a Cinzia Pennino, la professoressa del Don Bosco deceduta a 46 anni il 28 marzo dell'anno scorso, cioè 17 giorni dopo l'iniezione. Il dato emergerebbe dall'autopsia eseguita sul corpo dell'insegnante (la relazione è stata depositata qualche giorno fa) e ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati per omicidio colposo proprio il medico vaccinatore, V. F.

L'obesità e le linee guida non rispettate

Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e del sostituto Giorgia Spiri, che hanno affidato gli accertamenti sulla salma al medico legale Antonietta Argo, viste le condizioni fisiche della donna - era obesa - durante l'anamnesi il medico avrebbe dovuto seguire con attenzione le linee guida dell'Istituto superiore di sanità, che indicavano proprio l'obesità tra i fattori di rischio per ipotetici effetti avversi al vaccino Astrazeneca e che consigliavano di non somministrarlo in questi casi. Ed è proprio ciò che l'indagato - secondo l'accusa - avrebbe dovuto fare: non vaccinare la paziente. Peraltro non servono particolari accertamenti clinici per stabilire se una persona è in forte sovrappeso o obesa: basta guardarla.

Un altro medico aveva rifiutato di vaccinarla

Dall'indagine - che era nata dopo l'esposto della famiglia della vittima, difesa dal penalista Luigi Miceli Tagliavia e dal civilista Alessandro Palmigiano - non emergerebbero quindi "responsabilità" del vaccino Astrazeneca in sé, ma piuttosto di un suo uso improprio. Tanto è vero che Cinzia Pennino - tra i primi vaccinati essendo un'insegnante e in una fase in cui quello era il siero maggiormente disponibile - era già andata una prima volta in Fiera, il 7 marzo, come aveva anticipato PalermoToday - e in quel caso il medico vaccinatore non aveva voluto somministrarle la dose proprio perché obesa, ritenendo inadatti - come aveva denunciato la famiglia - anche Pfizer o altri tipi di vaccino in quel momento riservati ai soggetti fragili.

I dolori e il vomito 10 giorni dopo

La professoressa si era quindi riprenotata ed era tornata all'hub quattro giorni dopo, l'11 marzo. In quel caso, V. F., le avrebbe fatto invece il vaccino senza alcun problema. Oltre tutto erano stati proprio i parenti della vittima a sottolineare "le sue perfette condizioni di salute" prima della vaccinazione. Il giorno stesso della somministrazione la donna non avrebbe avuto alcun problema, tanto che era andata al Don Bosco dove aveva fatto lezione per due ore. Il giorno successivo, invece, avrebbe avuto un po' di febbre (37,5/38), sparita rapidamente con un po' di Tachipirina. Per la settimana successiva la docente sarebbe stata benissimo. Fino al 21 marzo, quando avrebbe iniziato ad avere dei dolori addominali e avrebbe anche vomitato, senza associare questa reazione al vaccino, visto che ormai erano passati parecchi giorni. Avrebbe preso un farmaco, ma i problemi non si sarebbero risolti.

"Diagnosticata una trombosi addominale"

A quel punto Cinzia Pennino avrebbe contattato una sua amica in servizio al Buccheri La Ferla per capire cosa fare e dopo poco si era presentata al pronto soccorso della struttura sanitaria. Con una Tac sarebbe "emersa una trombosi addominale in atto", sostengono i legali della famiglia. Da qui la decisione di trasferire la paziente all'Ematologia del Policlinico, dove avrebbe ricevuto altre cura. Infine il ricovero in Chirurgia d'urgenza e poi l'intubazione in terapia intensiva fino alla morte.

Nel mirino dei pm l'assistenza e le cure ricevute

Sin dall'inizio l'inchiesta si è concentrata sulle cure e l'assistenza che la vittima ha ricevuto sia al momento della vaccinazione che dopo e, con l'esito dell'autopsia, la Procura ritiene evidentemente che qualcosa sia andato storto nella prima fase. Che con un'accurata anamnesi, forse, Cinzia Pennino avrebbe potuto salvarsi. L'indagato, che è assistito dall'avvocato Dario Gallo, ha ricevuto l'avviso di garanzia ieri sera e nei prossimi giorni sarà interrogato dai pm. Il legale rimarca che "noi per primi abbiamo interesse a che questa vicenda venga risolta e siamo a completa disposizione della magistratura per accertare la verità".

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