Comuni con la "munnizza alla gola": al via procedura per portare i rifiuti fuori dalla Sicilia
Con le discariche quasi giunte a saturazione, i "viaggi" della spazzatura oltre lo Stretto sembrano inevitabili. La Regione ha così invitato le Srr ad individuare "con urgenza" nuovi impianti. Previsti contratti di un anno (prorogabili di 6 mesi), ma i Comuni saranno in grado di sostenere le spese extra?
In Sicilia, e non solo a Palermo, presto non ci sarà più spazio per conferire i rifiuti. Le discariche sono piene e anche i grandi impianti del Catanese sono quasi giunti a saturazione. E' per questo motivo che il dipartimento regionale Acque e rifiuti ha invitato le Srr (Società di regolamentazione dei rifiuti) ad individuare "con urgenza" impianti fuori dall'Isola, anche all'esterno se necessario, dove smaltire l'immondizia.
Dopo la Rap, anche la Srr Palermo Area metropolitana ha avviato una procedura di dialogo competitivo, sulla scorta di quanto previsto dal Codice degli appalti. L'eventuale aggiudicazione dell'appalto avverrà con applicazione del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, sulla base del miglior rapporto qualità-prezzo. Mentre la durata contrattuale, si legge nella determina del presidente della Srr Natale Tubiolo, "è stata stimata per un periodo presunto di almeno 12 mesi a far data dall'avvio del relativo rapporto contrattuale, salvo eventuale proroga tecnica per ulteriore 6 mesi".
Stavolta sembra davvero che i rifiuti debbano essere trasportati e smaltiti oltre lo Stretto. Ma, per quanto riguarda i Comuni che fanno parte della Srr Palermo Area metropolitana, scrive Tubiolo, "non si dispone di tutti i necessari elementi prodromici alla identificazione e quantificazione del proprio effettivo fabbisogno". Una cosa è certa: se in un anno i "viaggi" dell'immondizia nelle discariche di Oikos (Catania) e Sicula Trasporti (Lentini) solo a Palermo hanno prodotto extra-costi pari a 26 milioni, il trasferimento fuori dalla Sicilia farà schizzare all'insù questa cifra. Con inevitabili ripercussioni sulla Tari: a Palermo, dove presto Bellolampo sarà di nuovo out, così come nei Comuni della provincia.
Strade alternative al momento non ce ne sono, vista la "la concomitanza di vari fattori sia strutturali che congiunturali: la sostanziale carenza numerica di impianti, la riduzione o sospensione dell’attività di quelli già in esercizio, fiono al mancato raggiungimento di adeguati livelli di raccolta differenziata su scala regionale". Un deficit dietro l'altro, che certifica il fallimento - tanto a livello regionale quanto a livello locale - della programmazione e della gestione del ciclo dei rifiuti.
Adesso, con la "munnizza alla gola", si tenta la strada dell'affidamento a soggetti non operanti in Sicilia del servizio di stoccaggio intermedio, trasporto e avvio allo smaltimento dei rifiuti urbani. Affidamento, precisa Tubiolo, "subordinato al raggiungimento dell'accordo interregionale o internazionale, nonché alla preventiva asseverazione dell'integrale copertura economico-finanziaria da parte dei Comuni soci direttamente beneficiari". In sostanza, prima si deve trovare l'impianto disponibile e poi si devono sganciare i soldi. Il che apre una serie di quesiti: i Comuni sono nelle condizioni economiche di sostenere queste spese? Chi non ha i fondi necessari dove conferirà i rifiuti? La Regione andrà in soccorso dei municipi?