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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Il disastro aereo dell'Atr72, "Dopo 13 anni nessuno ha pagato"

Il 6 agosto 2005 l'aereo tunisino tentò l'ammaraggio nel golfo di Palermo spezzandosi in tre tronconi. Nell'incidente morirono sedici persone. I familiari delle vittime tornano a chiedere giustizia

"La ragion di Stato travalica e supera ogni ragione morale" perché nel disastro aereo di Capo Gallo, che causò la morte di 16 persone (14 pugliesi) e il ferimento di altri 23 passeggeri, "oltre agli errori e orrori materiali e tecnici della sostituzione dell'indicatore di livello di carburante dell'ATR 72, siamo incorsi negli errori burocratici e giudiziari". E' la denuncia di Rosanna Albergo Baldacci, presidente dell'associazione "Disastro aereo di Capo Gallo del 6 agosto 2005" e mamma di una delle vittime, in occasione della cerimonia per il tredicesimo anniversario del disastro.

Per l'ammaraggio del volo Bari-Djerba al largo delle coste di Palermo sono state condannate in via definitiva nel 2013 sette persone, i due piloti, il direttore generale, il direttore tecnico, due responsabili della manutenzione e il meccanico della Tunintair, tutti tunisini, a pene fra i 6 anni e 8 mesi e i 5 anni e 8 mesi per i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime. Nessuno dei responsabili, però, fino a oggi ha scontato la pena perché la convenzione di cooperazione giudiziaria italo-tunisina non prevede l'estradizione. Un anno fa, per un errore nell'invio dei documenti da parte del ministero italiano, fu rilasciato uno dei sette condannati che era stato arrestato in Francia. "L'interprete s'è distratta al momento topico - ha detto Rosanna Albergo Baldacci - e siccome stava lavorando a due traduzioni contemporaneamente, le ha scambiate. Esattamente come fu scambiato il conta carburante. Agghiacciante, viene da piangere. Siamo indignati".

L'associazione torna a chiedere "giustizia" e che "le sentenze di condanne vengano fatte rispettare". Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha mandato un messaggio spiegando di non essere presente perché a Foggia a causa dell'incidente in cui hanno perso la vita 12 migranti braccianti agricoli. "Siete tra le poche persone che possono comprendere il mio stato d'animo - ha scritto Emiliano nel suo messaggio ai familiari delle vittime - . Da voi prendo la forza per cercare di svolgere nel migliore dei modi un ruolo che, in giornate come questa e di fronte a prove come queste, non è facile. Teniamo alta la memoria dei nostri cari, continuando a mettercela tutta, battendoci perché tragedie come questa non accadano più, facendo in modo che il ricordo alimenti il senso di responsabilità in tutto ciò che facciamo".

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