Comunità chiusa dopo un incendio, disabile in ospedale da 15 mesi
Marco ha bisogno di assistenza sanitaria dedicata 24 ore su 24. Dopo la chiusura della struttura dove era ospite è stato trasferito a Partinico, nel reparto psichiatrico. La mamma: "Non è adatto: poca riabilitazione". Il direttore sanitario: "Riaprirà a gennaio"
Quello di suo figlio doveva essere un trasferimento provvisorio, di una settimana circa. Invece sono 15 mesi che Marco, 24enne disabile idrocefalo - che ha bisogno di assistenza sanitaria 24 ore su 24 - è "ospite" nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Partinico. Precedentemente il figlio era nella comunità terapeutica assistitita numero 3, in via La Loggia, Palermo. Poi a causa di un incendio, appiccato da un utente, la struttura è stata posta sotto sequestro e gli ospiti sono stati trasferiti.
A raccontare questa storia a PalermoToday è una mamma disperata che non sa a chi rivolgersi per denunciare l'assenza di cure adeguate per il figlio. "Marco ha bisogno di assistenza sanitaria - afferma Caterina - non di un Spdc (servizio psichiatrico diagnosi e cure). Da quando, 15 mesi fa è stato trasferito a Partino le sue condizioni sono peggiorate: ha perso circa venti chili, è costretto a letto e non parla più". A Palermo Marco, che è affetto da una grave malattia contraddistinta dall'accumulo di liquido nello spazio sub aracnoideo e nei ventricoli cerebrali, faceva fisioterapia mentre a Partinico "non deambula". "A causa della carenza di personale (c'è un solo fisioterapista per tutto l'ospedale) - continua la signora Caterina - fa fisioterapia circa due volte al mese quando ne avrebbe bisogno tutti i giorni e poi qui mancano gli spazi aperti".
La mamma di Marco è preoccupatissima. "Mio figlio aveva già difficoltà a parlare ma adesso non dice più nemmeno quelle poche parole che diceva. Mi sono rivolta ai servizi sociali, ma continuano a dirmi di non preoccuparmi perchè faranno di tutto per aiutarmi, per trovare una struttura adatta a Marco, ma le strutture sono piene e quindi non cambia mai nulla. Circa tre settimane fa ho parlato anche con il direttore sanitario dell'Spdc di Palermo, il dottor Giorgio Serio e mi ha detto che per riaprire la comunità di via La Loggia, ancora chiusa, stanno aspettando il collaudo dei mobili, ma sono 5 mesi che aspettano. Nel frattempo mio figlio sta morendo".
Per Marco non esiste una cura, ma un trattamento adeguato può fornire sollievo a lungo termine. Caterina è vedova, non ha un lavoro e chiede di poter riportare suo figlio al più presto nella comunità terapeutica di via La Loggia, dove aveva un'assistenza dedicata a tempo pieno e una vita migliore di quella di adesso.
Presto potrebbe avere quello che desidera. La comunità terapeutica assistitita dovrebbe riaprire a gennaio, subito dopo le feste. "La struttura è stata ristrutturata - spiega Serio a PalermoToday - e a fine novembre abbiamo avuto la valutazione positiva dei vigili del fuoco per la riapertura. A quel punto abbiamo ordinato i mobili che credo arriveranno dopo le feste e la struttura sarà riaperta. Per la patologia di cui è affetto il paziente, in Sicilia non esistono strutture adatte per cui abbiamo dovuto approntarla ex novo. In ogni caso il paziente non è stata abbandonato e rimandato a casa, è in cura in un'altra struttura".