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Cronaca

"Chiedere dilazione di una cartella non annulla la prescrizione", accolto ricorso

Il giudice del lavoro del tribunale di Palermo ha dato ragione a un cittadino che aveva chiesto la rateizzazione di pagamento per un importo pari a 30 mila euro. Riscossione Sicilia dovrà pagare le spese perché le cartelle sono prescritte

Chiedere di rateizzare un debito non equivale a riconoscerlo. Almeno secondo quanto stabilisce il tribunale di Palermo in merito ai contributi previdenziali. Una sentenza, quella del giudice del lavoro Paola Marino, che ribalterebbe il rapporto tra debitori e fisco, alleggerendo la posizione di chi non dà il denaro dovuto entro i termini imposti dalla legge. Secondo quanto messo in atto fino ad ora, infatti, richiedere la dilazione di pagamento corrispondeva ad interrompere la prescrizione - azzerando il periodo già trascorso in favore di un termine nuovo - e a riconoscere il proprio debito. Ora, con questa sentenza, la prescrizione non si interrompe e il debito non viene riconosciuto.

Gabriele Tarantino-2E' il 2009 quando F.C., difeso dall’avvocato Gabriele Tarantino (nella foto), chiede a Riscossione Sicilia una dilazione di pagamento per alcune cartelle esattoriali di importo pari a 30 mila euro. Otto anni più tardi, è la stessa società di riscossione dei tributi a chiedere il fermo dei suoi beni. Assistito dal suo legale, però, si oppone. Dopo l’iter legale, la sentenza che ribalta tutto: Riscossione Sicilia dovrà pagare le spese di lite perché le cartelle sono prescritte. Il fatto di aver corrisposto alcune rate del piano di dilazione infatti non equivarrebbe, secondo il giudice, al riconoscimento del debito, quanto semmai ad aver riconosciuto esclusivamente l’importo corrisposto o ad aver pagato per evitare il fermo. 

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