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Cronaca

Torna dal permesso premio con 88 dosi di "fumo" da spacciare ai detenuti di Pagliarelli: condannato

All'imputato vennero sequestrati 13 grammi e mezzo di hashish. Coloro che erano reclusi con lui risultarono poi tutti positivi ai cannabinoidi. L'uomo ha sostenuto che la droga gli serviva per uso personale, ma i giudici non gli hanno mai creduto

Approfittò di un permesso premio per portare all'interno del carcere Pagliarelli, dove era detenuto, 88 dosi di hashish da spacciare ai compagni di cella. Melchiorre Gennaro, 29 anni, adesso è stato condannato a un anno 4 mesi e 20 giorni di reclusione, al pagamento di una multa di 2 mila euro, oltre al versamento di altri 3 mila euro alla Cassa delle ammende: la quarta sezione della Cassazione, presieduta da Andrea Montagni, ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso dell'imputato e così è diventata definitiva la sentenza emessa a suo carico dalla Corte d'Appello a dicembre del 2020.

A Gennaro, una volta tornato nell'istituto penitenziario, erano stati trovati 13 grammi e mezzo di "fumo", equivalenti a 88 dosi. Droga che per la Procura aveva acquistato durante il permesso e portato in carcere con l'unico obiettivo di spacciarla. L'imputato ha sempre respinto quest'accusa, sostenendo di essere un consumatore di hashish e di aver portato le dosi al Pagliarelli per uso personale. Attraverso il suo avvocato ha anche argomentato che nella sua cella non era stato ritrovato materiale per il confezionamento e che il fatto che i suoi compagni di cella fossero risultati positivi ai cannabinoidi non dimostrava che avessero acquistato l'hashish da lui.

Una versione dei fatti che non ha mai convinto i giudici, né il gup che aveva processato l'imputato con l'abbreviato, né la Corte d'Appello, che aveva sensibilmente ridotto la pena, e adesso neppure la Cassazione. La Suprema Corte, nella sentenza, mette in evidenza che la quantità di hashish sequestrata al detenuto "è superiore a quella prevista per l'uso personale", ma anche che Gennaro avrebbe potuto approfittare delle sue uscite dal carcere per fumare, senza correre il rischio di farsi beccare. Da qui la condanna.

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