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Cronaca

Dalla Puglia alla Sicilia per fare combattere i pitbull e per scommettere: palermitani tra i denunciati

I poliziotti sono intervenuti nelle campagne di Canicattì: sequestrati anche farmaci e le cartucce di una pistola semiautomatica. Sei i cani "guerrieri" salvati da morte sicura: uno dei quali era stato microchippato a Bari

Dalla Puglia a Canicattì per assistere agli illegali combattimenti fra cani, scommettendo del denaro con puntate base da 50 euro. Ma anche per portare dei pit-bull "guerrieri" visto che uno dei sei cani sequestrati arrivava proprio da Barletta. Nella vicenda ci sono anche dei palermitani coinvolti. Sabato sera, i poliziotti del commissariato di Canicattì, hanno effettuato - dopo ore ed ore di appostamenti e dopo aver circondato ogni possibile via di fuga - un blitz in contrada Garziano. Venticinque le persone denunciate, fra cui due minorenni (di Canicattì e Gela). Tra i denunciati ci sono anche persone di Palermo, Gela, Catania, Trani e Barletta.

L'elicottero della polizia, il reparto Volo di Palermo, ha filmato non soltanto il momento dell'irruzione dei 30 poliziotti, ma anche uno dei combattimenti fra pit-bull. "Quando abbiamo bloccato le 25 persone, due delle quali minorenni, i cani continuavano a lottare fra di loro e non è stato semplice riuscire a staccarli - ha spiegato, durante la conferenza stampa tenuta in Questura, il commissario capo Francesco Sammartino - . Uno dei due cani era gravemente ferito. Erano previsti tre incontri e non potevamo permettere che questi cani si facessero ancora del male o morissero. Erano cani destinati alla morte".

I poliziotti hanno sequestrato oltre a 5.800 euro, tutti divisi in banconote da 50 euro, di fatto pronti per le scommesse, migliaia di farmaci e siringhe. "Abbiamo contestato anche il reato di esercizio arbitrario dell'attività veterinaria - ha aggiunto il commissario capo Sammartino - . Tutte queste persone sono andate sul posto sapendo che uno o tutti e sei i cani sarebbero morti, quindi erano attrezzatissimi per qualsiasi tipo di evento, anche per la soppressione". A chi teneva i soldi, per le scommesse sul primo combattimento, i poliziotti hanno trovato 1.200 euro. "Ognuno era libero di scommettere la cifra che voleva", ha spiegato il dirigente del commissariato di Canicattì - .  

L'appostamento dei poliziotti è iniziato dalle prime luci dell'alba, monitorando l'ingresso delle persone in questa area di campagna. I gruppi - provenienti anche da altre regioni e da altre province - sono iniziati ad arrivare dalle 10 circa. Dei sei cani solo due sono microchippati: uno a Bari e l'altro a Canicattì. 

"Abbiamo dimostrato alla criminalità organizzata e diffusa che lo Stato è presente. Noi siamo degli 'artigiani' con degli strumenti ben precisi, ma questi strumenti giuridici, noi, la Procura e il sindaco sappiamo utilizzarli. Non ci tireremo mai indietro e continueremo, giorno per giorno, a combattere questo tipo di criminalità perché dove girano i soldi, gira anche qualcos'altro - ha commentato il commissario capo Francesco Sammartino - . Voglio sottolineare che non ho gestito risorse umane, ma eccellenze umane: 30 poliziotti che hanno rischiato grosso, ma che non si sono tirati indietro nel fare l'irruzione". Accanto agli agenti del commissariato di Canicattì c'erano infatti anche i colleghi della Squadra Mobile della Questura e quelli di altri commissariati della provincia, nonché il reparto Volo di Palermo. "Noi abbiamo dimostrato che ci siamo e ci saremo per il futuro" - ha sottolineato il commissario capo.   

L'organizzatore e promotore - secondo quanto è emerso dall'inchiesta sviluppata dai poliziotti e del pm Cecilia Baravelli - è un canicattinese, già noto alle forze dell'ordine, trentacinquenne nullafacente. Sequestrate ad un pugliese - che non ha voluto dare spiegazioni al riguardo - anche due cartucce di una semiautomatica: 6,35.  

Non è stata contestata l'associazione per delinquere, ma non è detto che non avvenga nei prossimi giorni. E se dal caso, il fascicolo passerebbe in mano alla Dda di Palermo. Dipenderà tutto, naturalmente, dall'analisi dei telefonini e del materiale sequestrato.  

fonte AgrigentoNotizie

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