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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Cdm, sì al taglio delle provincie in Sicilia ne resteranno quattro

Nella delibera del Cdm è previsto un riordino delle province. "Colpite" Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani. Salve le festività nazionali che non saranno accorpate con quelle dei santi patroni

Palermo, Agrigento, Catania e Messina. Secondo il nuovo riordino, sono queste le quattro province che resterebbero "in vita" dopo la delibera approvata ieri dal Consiglio dei ministri, che prevede una ridefinizione geopolitica secondo alcuni nuovi criteri: minimo 350.000 abitanti e una superficie territoriale di almeno 2.500 chilometri quadrati. Saranno dunque 64 su 107 le province da accorpare: 50 in regioni a statuto ordinario e 14 in regioni a statuto speciale. Da accorpare dunque Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani.

"Nei prossimi giorni - si apprende dal comunicato del Cdm - il Governo trasmetterà la deliberazione al Consiglio delle autonomie locali (Cal), istituito in ogni Regione e composto dai rappresentanti degli enti territoriali (in mancanza, la deliberazione verrà trasmessa all'organo regionale di raccordo tra Regione ed enti locali). La proposta finale sarà trasmessa da Cal e Regioni interessate al governo, il quale provvederà all'effettiva riduzione delle province promuovendo un nuovo atto legislativo che completerà la procedura - e continua - Le nuove province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze finora esercitate dalle Province vengono invece devolute ai Comuni, come stabilito dal decreto 'Salva Italia'). La soppressione delle province che corrispondono alle città metropolitane avverrà contestualmente alla creazione di queste, entro il 1° gennaio 2014".


FESTIVITA' - Il Cdm ha deciso inoltre, nella stessa delibera, di non accorpare le festività nazionali poiché "secondo le stime della Ragioneria generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio", a livello europeo "non vi sono previsioni normative che accorpino le celebrazioni nazionali e le festività dei santi patroni" e perché "l'attuazione della misura nei confronti dei lavoratori violerebbe il principio di salvaguardia dell'autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro".

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