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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Termini Imerese

Agrodolce: 70 milioni andati in fumo Speranze fallite tra mafia e nepotismo

La soap opera andata in onda su Rai3 e poi sparita dalla tv sarebbe al centro di storie di minacce e atteggiamenti mafiosi. La Regione dovrà trovare una soluzione entro la fine dell'anno

Una terribile illusione. Quella di chi sperava di poter rilanciare l’economia di Termini Imerese, dopo la crisi della Fiat, quella di chi voleva dare lustro alla Regione Sicilia, quella di chi sperava nella soap opera Agrodolce come in un indotto che potesse offrire nuovi posti di lavoro a giovani e donne. La fiction girata in provincia di Palermo e andata in onda su Rai3 per un anno e mezzo è poi sparita dal teleschermo. Spesa? Settanta milioni di euro. “Dopo la storia della Fiat – ci scrive un lettore che preferisce restare anonimo - sembrava che finalmente questa stratosferica soap opera avrebbe messo a posto tutti ma purtroppo non è stato così”. Tutto al contrario, se possibile. Le 134 maestranze sono in cassa integrazione.  

Tutto rischia di andare a fondo se, entro la fine dell’anno la giunta regionale non trova una soluzione. Il fatto è che dietro la chiusura della soap ci sono delle intricate vicende di nepotismo. Secondo un’inchiesta del Fatto quotidiano, infatti Luca Josi, che tramite la sua Einstein, ha prodotto Agrodolce, ha infatti presentato un lungo esposto-querela chiedendo “se Minoli e il suo staff hanno utilizzato per secondi fini il ruolo ricoperto nell’ambito dell’organizzazione Rai”. All’interno dell’esposto ci sono riferimenti che alludono a presunte storie di nepotismo e mafia. Così, ad esempio, quella di un certo Castagna, che si sarebbe “offerto” di procacciare le comparse per la soap.

In un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, Miti non nega l’episodio, anzi: “Si sa che quando le produzioni vanno in Sicilia, devi sottostare alle regole legate alle tradizioni dell’isola: non puoi sceglierti liberamente le comparse che vuoi tu, c’è qualcuno che te le porta, così quando questo Castagna si è fatto vivo, io ho gli detto che avremmo preso delle persone dagli uffici di collocamento, poi ho chiamato Josi, e lui mi fatto una scenata incredibile, dicendo che lui rapporti con mafiosi non li voleva avere, mai e poi mai’. Allora gli ho spiegato che avevo risposto che le comparse le avremmo prese dai centri per l’impiego”.
 

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