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Cronaca

Risparmi in fumo dopo il crac della Banca popolare di Vicenza: risarcite 20 persone

Il tribunale civile, con quattro diverse sentenze, ha condannato Intesa San Paolo a pagare circa 400 mila euro per danni e spese legali. Le vittime avevano acquistato i titoli tra il 2013 e il 2015, ma l'istituto di credito era poi finito in liquidazione

Avevano acquistato azioni della Banca popolare di Vicenza, vendute da Banca Nuova tra il 2013 ed il 2015, e poi si erano ritrovati con titoli che non avevano alcun valore e che erano sostanzialmente carta straccia. Adesso con quattro diverse sentenze del tribunale civile venti risparmiatori assistiti dallo studio legale Palmigiano hanno avuto ragione: i giudici hanno infatti accolto i ricorsi e condannato Intesa San Paolo, che ha assorbito Banca Nuova, a pagare un risarcimento di oltre 270 mila euro e spese legali per circa 130 mila euro. 

Le decisioni sono della quinta sezione del tribunale e dei giudici Rachele Monfredi ed Emanuele Rosaria Piazza. Lo studio legale aveva volutamente raggruppato i ricorsi per scongiurare rinunce e assistere anche chi rischiava di affrontare spese eccessive rispetto ai soldi investiti originariamente nelle azioni. La vicenda ha coinvolto tantissimi risparmiatori siciliani che, secondo gli avvocati, sarebbero stati indotti dai funzionari di Banca Nuova ad acquistare i titoli della Banca popolare di Vicenza, anche se la capofila del gruppo Zonin, proprio in quel periodo fu messa in liquidazione. Gli investitori persero così i loro soldi.

"Queste sentenze – commentano gli avvocati Alessandro Palmigiano ed Elisabetta Violante – rendono giustizia ai clienti coinvolti, spianando la strada anche ad altri risparmiatori, e condannano una serie di pratiche illecite purtroppo spesso comuni nel mondo finanziario. Può sembrare scontato, ma non è sempre facile riuscire a ottenere giustizia per condotte che sovente trovano conforto in clausole e avvertenze nascoste tra i tanti documenti che si firmano e che diventano come delle trappole difficili da individuare per chi non ha gli strumenti adeguati per decifrare le operazioni che sta eseguendo. A maggior ragione se, come in questo caso, i clienti venivano spesso indotti all’acquisto di prodotti rischiosi. Non è accettabile che i risparmi di tante persone, messi da parte con grandi sacrifici, siano stati utilizzati per portare nuovi capitali ad una banca in difficoltà".

Le cause sono state molto complesse, sia per le difficili questioni giuridiche sollevate, anche perché la banca Intesa San Paolo sostiene di non essere tenuta a pagare i debiti della acquisita Banca Nuova, ma pure perché i giudici hanno disposto numerose prove per capire cosa fosse accaduto quando i risparmiatori hanno acquistato le azioni e hanno chiesto anche informazioni alla liquidazione della Banca popolare di Vicenza, alla Consob e all'autorità garante, che hanno fatto pervenire dei documenti in parte secretati. Sono stati poi sentiti tanti testimoni, tra cui i commissari liquidatori della Popolare di Vicenza. 

Alla fine il tribunale ha accertato come all'epoca ci sarebbe stata una precisa direttiva della capo gruppo Popolare di Vicenza per vendere i titoli con pressioni fortissime – perfino minacciando o lasciando presagire l'azzeramento dei vertici – per spingere le singole filiali a proporre questi prodotti altamente rischiosi. Sarebbe emerso inoltre che, o per scarsa conoscenza o per intenzionalità, i funzionari di Banca Nuova avrebbero proposto ai risparmiatori l'acquisto di questi prodotti senza chiarire la rischiosità e il possibile fallimento della capo gruppo, come poi accaduto. Anzi, come è stato rimarcato dagli avvocati, spesso avrebbero mostrato dei grafici del valore del titolo evidenziando la solidità della Popolare di Vicenza e le prospettive di crescita.

In prima battuta molti clienti, considerato l'esiguo valore dell'investimento – molti infatti avevano aderito alla quota minima di 6 mila euro – avevano pensato di rinunciare, ma gli avvocati Palmigiano e Violante hanno proposto loro di impostare le azioni legali come una sorta di class action, raggruppando più risparmiatori in un'unica causa e abbattendo così i costi. Del resto, le questioni giuridiche erano per tutti sostanzialmente simili e alla fine grazie a questo strumento si è rivelato molto utile. Al punto che adesso potrebbe aprire le porte a nuove cause e ulteriori class action.

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