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Cronaca

Covid e green pass, le otto date da cerchiare in rosso verso la normalità: c'è solo una grande incognita

Da domani con l'addio alle mascherine all'aperto inizia la lunga discesa verso il traguardo. Quando saranno tolte le varie restrizioni, tappa per tappa, fino all'estate

l virus rallenta sempre di più. Anche la pressione sugli ospedali sta calando, con un migliaio di ricoverati in meno nei reparti ordinari e un centinaio nelle terapie intensive in sette giorni. "Le misure restrittive non possono ma devono essere allentate. Siamo già in fase endemica". A parlare è Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani di Roma, l'ospedale faro della lotta al Covid, secondo cui è vicino il momento in cui saranno allentate tutte le restrizioni. "Come era prevedibile in base agli studi fin qui condotti con Omicron, la curva dei contagi sale rapidamente ma altrettanto velocemente discende - dice alla Stampa - In tempi non sospetti avevo messo in guardia dagli ingiustificati catastrofismi che ingenerano solo ansia nella popolazione. Oggi possiamo dire che siamo molto vicini al mare calmo".

Ecco quali sono le 9 date da cerchiare in rosso:

Dall'11 febbraio le mascherine non sono più obbligatorie all'aperto ovunque, in tutte le regioni, ma andranno indossate in caso di assembramenti, quindi allo stadio (dove dovrebbe restare l'obbligo di indossare le più protettive Ffp2) ma anche nelle vie affollate della movida. Lo stesso giorno, venerdì, riaprono discoteche e sale da ballo, con capienze al 50% al chiuso e al 75% all'aperto. Intanto il governatore Vincenzo De Luca ha annunciato che "in Campania saremo come al solito più prudenti che nel resto d'Italia e credo sia ragionevole avere qualche settimana in più di obbligo della mascherina". "A questo punto le mascherine all’aperto sono diventate inutili, al chiuso hanno ancora un impatto" ma "penso che tra un paio di mesi si potrebbero eliminare anche al chiuso, sempre che la curva diminuisca" dice Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova. "Io le manterrei ancora per un po' di tempo sui mezzi di trasporto - chiarisce Crisanti - al chiuso, in locali grandi, le leverei pure". 

Dal 15 febbraio i lavoratori pubblici e privati over 50 dovranno mostrare il Super Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro, pena la sospensione dello stipendio e una multa da 600 a 1.500 euro.

Il 28 febbraio termina l'offerta gratuita dei test per gli studenti di medie e licei in autosorveglianza, che dovrebbe però essere prorogata per un altro mese. Il tempo necessario per mandare in soffitta le restrizioni per chi ha avuto contatti stretti con un positivo.

Il 1º marzo o comunque nei primi giorni del mese prossimo secondo le previsioni consegnare dagli esperti al ministro della Salute Roberto Speranza i contagi quotidiani scenderanno sotto quota 10 mila. Si dovrebbe ridurre da 7 a 5 giorni la quarantena per i positivi asintomatici che abbiano ricevuto la terza dose di vaccino. Già dall'inizio del mese dovrebbe essere riportata al 100% anche la capienza negli stadi. Da marzo si può tornare al 100 per 100 di capienza negli stadi e al 75 per cento nei palazzetti. C’è anche un’ipotesi più prudente che parla di un ritorno al regime autunnale, quello del 75 e del 60 per cento. In realtà sarà proprio questo il punto di partenza: si ritornerà dal primo marzo ai livelli dell'autunno, ma sarà fissata anche una data a distanza molto ravvicinata (si parla di due settimane) per raggiungere al 100 per 100.

Il 31 marzo è una data chiave. Finisce lo stato di emergenza in vigore da oltre due anni e prorogato più volte: non sarà rinnovato. Da quel giorno per fare smart working si torna agli accordi individuali tra datore di lavoro e dipendente, il Comitato tecnico scientifico dovrebbe passare in secondo piano, così come la struttura commissariale che non sarà smantellata ma avrà un ruolo sempre più defilato. Si torna alla gestione ordinaria. Il 31 marzo scade anche l'obbligo di indossare le mascherine al chiuso.

Aprile, già dal 1º, potrebbe essere il momento in cui ci sarà libertà di uscire, andare a scuola e a lavorare anche per chi è positivo ma senza sintomi, a patto di aver ricevuto la terza dose. Le Regioni premevano per anticipare, ma il governo preferisce aspettare che i contagi scendano di nuovo a un'incidenza accettabile, inferiore ai 50 casi settimanali ogni 100 mila abitanti. Uno scenario che sembrava lontanissimo un mese fa, invece il calo è più marcato delle più ottimistiche previsioni. Rimarrebbe però l'autosorveglianza, con obbligo in caso di positività di indossare le mascherine Ffp2 in modo da proteggere i fragili che rischiano comunque. Siamo alle ipotesi per ora ma proprio questo sarà uno dei passaggi chiave. Addio alle mascherine anche al chiuso più che possibile.

Il 15 giugno finisce l'obbligo di vaccino per gli over 50, non è chiaro se la misura sarà prorogata (Locatelli del Cts lo chiede). Ma soprattutto giugno potrebbe segnare l'addio anche al Green Pass per molte attività, dai negozi alle banche alle poste.

Dal 1º luglio poi c'è chi ipotizza infine l'addio all'autosorveglianza con relativo obbligo di mascherine Ffp2: sarebbe un'estate come quella del 2019. Ci siamo quasi. Il Green Pass in estate dovrebbe però essere mantenuto nei viaggi a lunga percorrenza (aerei, traghetti, ecc.). 

La grande incognita è il green pass

La fine dello stato di emergenza in primavera, ad ogni modo, non comporterà automaticamente la fine del Green pass. È probabile infatti che l'obbligo di esibire il green pass rafforzato (che si ottiene con la vaccinazione o la guarigione dal Covid) per la vita ludico-sociale e anche per il lavoro - obbligo quest'ultimo in vigore dal 15 febbraio per gli over 50 - sarà prolungato almeno fino all’estate: nel corso della primavera il governo dovrà trovare il modo di superare l'obbligo diffuso di certiticato verde. 

Non è chiaro fino a quando "servirà" il Green Pass, se è destinato a rimanere in qualche forma. Cosa ne pensano al Cts? Fabio Ciciliano, medico ed esponente del Cts, spiega che è ora di cambiare le regole anche se con cautela. Il Green Pass "diventerà sempre più residuale con l'incremento delle vaccinazioni e la riduzione dell'impatto del virus sul sistema sanitario - ha detto in una recente intervista - E alla fine della primavera si può pensare di toglierlo definitivamente".

Sul tavolo di Draghi arriveranno numeri e scenari prima della fine dello stato di emergenza il 31 marzo. A oggi, è da rimarcare che la fine dello stato di emergenza non implica per forza di cose la fine del Green Pass. Ma nell'ottica di una massima trasparenza nel percorso decisionale e nella condivisione dei parametri che porteranno al superamente del certificato verde, è logico supporre che a inizio primavera ci sarà un cronoprogramma più chiaro anche sul futuro del Green Pass.

Il Green Pass infatti, nato come strumento per evitare ulteriori oneri di prevenzione e precauzione, uno strumento di libero movimento, basato su certificati di natura sanitaria, è stato nel corso dei mesi piegato in Italia più che altrove come strumento, di matrice politica, per una esplicità premialità per chi si vaccina (ancor di piu da quando per molte situazioni non basta più il tampone negativo). Il Green Pass è diventato una scelta politica al posto dell'obbligo vaccinale. Un ritorno alla normalità non può che andare di pari passo con un superamento del Green Pass nella vita lavorativa e sociale: probabile che sarà mantenuto solo in poche ben definite situazioni e attività al chiuso, viaggi in primis. D'altra parte, nasce proprio come certificato digitale per facilitare la libera circolazione sicura dei cittadini nell’Ue durante la pandemia, e non per poter prendere un caffè al banco.

fonte Today.it

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