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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La coscienza antimafiosa di Impastato come esempio per gli studenti del Marco Polo

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

“Non dovete mai chiudere quella porta. Voi, questa storia, dovete continuare a raccontarla” ripeteva Felicia Bartolotta Impastato. La porta a cui si riferiva è quella dell’abitazione della famiglia Impastato a Cinisi, oggi divenuta patrimonio storico-culturale dello Stato. La storia è quella che si è consumata dentro e fuori le sue mura: la rottura storica e culturale che il figlio più grande, Giuseppe, ha operato contro il sistema mafioso del contesto in cui viveva, in primis quello familiare. Ieri quella porta si è virtualmente aperta  presso l’Istituto Tecnico Economico per il Turismo “M. Polo” di Palermo e quella storia è stata raccontata agli studenti con l’intimità dei dettagli e la passione di chi quelle vicende le ha vissute in prima persona.

Giovanni Impastato, fratello di Peppino, il giornalista e attivista politico ucciso dalla mafia 39 anni fa, ha risposto alle numerose domande dei giovani della scuola in occasione di un incontro promosso nell'ambito del progetto “Giovani cittadini attivi e consapevoli” dell’associazione P.A.R.S. e dedicato alla memoria storica di chi ha sacrificato la propria vita per la lotta alla mafia. Proprio in tema di contrasto alla mafia, Giovanni Impastato ha condotto gli studenti a riflettere sul concetto di legalità che occorre adottare per sconfiggere il crimine mafioso. “Legalità è il rispetto della dignità umana e non il mero rispetto delle regole. Se al centro di una legge non c’è l’uomo- ha specificato Impastato – penso che quella legge non può funzionare”. Ecco perché la “disobbedienza civile” è un contributo importante per “mantenere alti i valori della legalità democratica e costituzionale”.

Laura, alunna della scuola coinvolta nel progetto  finanziato dall'avviso pubblico ‘Giovani protagonisti di sé e del territorio - CreAZIONI Giovani’ dell'Assessorato Regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali, ha chiesto se esiste un modo per sradicare la mafia. “Si – ha risposto prontamente Impastato - attraverso lo studio, l’analisi e la ricerca per far crescere una forte coscienza critica”. La stessa che Peppino ha maturato, dopo la morte dello zio Cesare Manzella, capomafia di Cinisi, insieme ad una profonda coscienza politica. Proprio su questi due pilastri traeva origine il grande coraggio di chi, comunque, “aveva qualche sentore” che potesse essere condannato a morte per quelle denunce con cui “è riuscito a bloccare progetti di speculazione”.

Mary ha voluto, invece, capire se i due fratelli Impastato fossero consapevoli fin da piccoli del particolare contesto a cui appartenevano  e cosa significava essere mafioso agli occhi di un bambino. “Per noi la mafia era qualcosa di positivo” - spiega Giovanni Impastato.  In seguito alla morte dello zio Cesare Manzella, “abbiamo capito che la mafia era all'opposto di come ce l’avevano descritta”.  E in questa fase, che ha segnato il passaggio dall'infanzia all'età adulta dei due giovani, la figura della madre è stata molto d’aiuto. “Ci spingeva ad andare avanti, ma allo stesso tempo anche  ad essere molto cauti, razionali ed umili” - ha ammesso Impastato.

La forza di questa piccola grande donna emerge non solo nello spirito di protezione nei confronti del figlio ‘ribelle’, ma anche nella complicità che l’ha legata a Peppino dopo essere stato buttato fuori di casa dal padre. Ma, soprattutto, nella tenacia con cui è riuscita a dimostrare che quel figlio non era rimasto vittima di un attentato che egli stesso stava preparando né che avesse scelto di togliersi la vita. “Ha avuto il coraggio di puntare il dito contro il gigante, Badalamenti: "Sei stato tu ad uccidere mio figlio". E ha pronunciato quella frase senza odio o senso di vendetta – ha tenuto a precisare  Impastato. In ciò è consistita la nostra forza”.

L’incontro, moderato dal Giovanni Frazzica, presidente dell’associazione P.A.R.S,  e dalla professoressa Patrizia Mannino, docente di diritto dell’Itet Marco Polo, ha fornito agli studenti molti stimoli di impegno civico nel nome dei  valori che hanno animato le scelte di Peppino Impastato. 


 

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