"Si è 'autoliquidata' compenso da 150 mila euro", Corsello indagata per peculato
L'ex dirigente regionale è stata sospesa per sei mesi dal ruolo di liquidatore di Biosphera e Multerservizi, società partecipate della Regione. Notificato provvedimento di sequestro da 140 mila euro
Sospesa per sei mesi dalle funzioni di liquidatore di due società partecipate e destinataria di un provvedimento di sequestro preventivo da 140 mila euro. Un nuovo tornado si abbatte sull’ex dirigente Anna Rosa Corsello, alla quale è stata notificata l’ordinanza del gip del tribunale di Palermo che la solleva dall’incarico di liquidatore di Bioshpera e Multiservizi. Si sarebbe autoliquidata uno stipendio di oltre 150 mila euro, "compensi relativi ad incarichi aggiuntivi - spiegano dalla guardia di finanza - che dovevano essere obbligatoriamente versati alla propria amministrazione e confluire nelle risorse destinate al trattamento economico accessorio della dirigenza".
Le indagini di polizia giudiziaria, coordinate dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal sostituto procuratore Luca Battinieri, sono scaturite da preliminari accertamenti istruttori delegati ai finanzieri dalla Procura regionale della Corte dei conti (che ha già emesso nei confronti della Corsello l’atto di citazione in giudizio) e indirizzate alla verifica della sussistenza di concomitanti responsabilità di carattere penale. Gli elementi raccolti hanno consentito di ipotizzare il reato di peculato a suo carico per l’indebita "autoliquidazione" per la carica ricoperta dall’ex dirigente regionale già dal 2011. Un’altra "tegola" sulla testa della Corsello, che nel 2015 ha vissuto il suo annus horribilis.
Alla fine di dicembre è stata condannata a due anni e mezzo per il reato di peculato, colpevole di aver utilizzato l’auto blu per andare al mare. Un mese e mezzo prima il superburocrate era stato indagato e sospeso per aver "chiesto di assumere sette dirigenti". Nel 2013 era stata rinviata a giudizio per peculato, al termine di un’indagine scaturita da una lettera anonima e poi riscontrata dai procuratori Leonardo Agueci e Sergio Demontis. Secondo l'accusa, tra il 2004 e il 2011 la donna avrebbe utilizzato l'auto di servizio per 568 viaggi tra casa sua a Cefalù e Palermo, mentre il costo del pedaggio sarebbe stato addebitato sul telepass della Regione.