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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Casteldaccia

"Tangenti e assunzioni di parenti e amici a Casteldaccia", confermato il proscioglimento del sindaco

La Corte d'Appello ha ritenuto corretta la decisione del gup di Termini Imerese che aveva deciso il non luogo a procedere per diversi imputati, tra cui Giovanni Di Giacinto e l'assessore alla Pubblica istruzione Maria Marilena Tomasello, che furono arrestati per corruzione a dicembre 2019. "Non potevano essere intercettati"

Un presunto giro di tangenti e favori, di servizi affidati in cambio dell'assunzione di parenti ed amici. Questo, secondo la Procura di Termini Imerese, sarebbe stato lo scenario all'interno del Comune di Casteldaccia, dove a dicembre del 2019, vennero arrestati il sindaco, Giovanni Di Giacinto, e l'assessore alla Pubblica istruzione, Maria Marilena Tomasello. Un terremoto che coinvolse anche altre persone e che si concluse però in nulla: gli imputati furono infatti prosciolti dal gup a giugno dell'anno scorso. Oggi, la prima sezione della Corte d'Appello ha confermato la decisione.

Non è molto frequente che l'accusa impugni una sentenza di proscioglimento, ma in questo caso è accaduto. I giudici hanno però ritenuto corretta la sentenza del gup Valeria Gioieli, confermando che non ci sarebbero gli elementi per sostenere l'accusa nei confronti di Di Giacinto (difeso dagli avvocati Nino Zanghì e Pietro Siragusa), di Tomasello (assistita dall'avvocato Salvatore Sansone), accusati di corruzione, così come per Antonino Amato, Valentina Tomasello, Marianna Rosalia Cirone, Pietro Guzzo e anche per un'azienda, la Fisma srl.

Come aveva già rilevato il gup, le intercettazioni che l'accusa aveva utilizzato per mettere insieme le prove contro gli imputati non avrebbero potuto essere compiute: gli indagati erano stati infatti iscritti per corruzione elettorale e, come aveva stabilito anche la Cassazione, questo reato non rientra tra quelli contro la pubblica amministrazione e non è dunque possibile ricorrere alle intercettazioni. "Deve rivelarsi - aveva scritto il giudice per motivare il provvedimento - come il quadro probatorio a disposizione consenta, sin d'ora ed a prescindere da qualsiasi ipotetico sviluppo in sede dibattimentale, di ritenere l'insussitenza dei fatti di reati contestati ai succitati imputati". E proseguiva spiegando che "secondo la prospettazione accusatoria in vi sarebbero più corrotti (Di Giacinto, Montesanto e Tomasello) e più corruttori (Cirone, Valentina Tomasello), con la partecipazione quale extranei di Amato e Guzzo" e "gli elementi probatori a carico dei predetti imputati sono costituiti unicamente dagli esiti dell'attività tecnica di intercettazione".

Una lettura che è stata confermata adesso anche in appello. A processo (ma non per tutte le contestazioni mosse dalla Procura) sono finiti solo il vicesindaco Giuseppe Montesanto, la funzionaria comunale Rosalba Buglino, il geometra Salvatore Merlino e Giovanni Corrao.

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