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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Soldi, viaggi e sesso in cambio di licenze per lo smaltimento dei rifiuti

Nell'operazione "Terra mia", portata a termine dalla squadra mobile di Palermo, sono finiti in manette un funzionario dell'assessorato regionale Territorio e Ambiente e quattro imprenditori. Ecco come era articolato il sistema di corruzione

Un funzionario, un catanese, due agrigentini e un novarese. Non è l’inizio di una barzelletta, purtroppo, ma si tratta dei protagonisti di un "articolato" sistema di corruzione finalizzato all'ottenimento di licenze per lo smaltimento dei rifiuti in Sicilia. In cambio di denaro, viaggi, regali costosi un funzionario regionale dell'assessorato Territorio e Ambiente della Regione siciliana avrebbe rilasciato autorizzazioni richieste per lo smaltimento dei rifiuti nell'Isola. (GUARDA IL VIDEO)

Nell’operazione “Terra mia”, portata a termine dalla squadra mobile di Palermo, stamattina sono finiti in manette: Gianfranco Cannova (56 anni) dell'assessorato regionale al Territorio, il catanese Domenico Proto, 48 anni, titolare della discarica "Oikos" di Motta Sant'Anastasia (Catania), i fratelli agrigentini Calogero e Nicolò Sodano, di 54 e 53 anni, titolari della discarica "Soambiente" di Agrigento, e il novarese Giuseppe Antonioli, 53 anni, amministratore delegato della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea (Messina).

"Gestiva il settore preposto al rilascio dell'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, come se fosse un proprio feudo - ha detto il procuratore Aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci -. Come se lo riguarda privatamente.Trattava con gli imprenditori direttamente, portava avanti o rallentava le pratiche, forniva agli imprenditori dati riservati e dava pure indicazioni agli stessi su come fregare la pubblica amministrazione. Operava con la disinvoltura più assoluta senza controlli di alcuno".

Rifiuti e mazzette, cinque arresti

Secondo quanto reso noto dagli inquirenti, il funzionario regionale forniva i propri servizi "a pagamento", anteponendo agli interessi pubblici, mere logiche di guadagno ed arricchimento personale. Periodicamente il dipendente pubblico era destinatario di regalie e di ingenti somme di denaro, da parte dei diversi imprenditori, i quali necessitavano della concessione di indispensabili autorizzazioni amministrative rilasciate dall'ufficio a cui era preposto. I magistrati, inoltre, hanno riscontrato che il settore amministrativo, nel cui ambito si sono svolte le indagini, è caratterizzato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico in cui le diverse fasi della procedura amministrativa hanno permesso al funzionario infedele di "giostrare" nella gestione delle procedure amministrative connesse al rilascio dei provvedimenti, finendo per agevolare gli imprenditori preservandoli anche dall'ordinaria attività di controllo e monitoraggio, da parte della pubblica amministrazione, circa le modalità di gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti, consentendo loro di bypassarli indenni.

L'utilità ottenuta dagli imprenditori trova ragione nella "messa a disposizione" da parte del funzionario infedele, che si adopera, nel rilascio o nel rinnovo dei necessari provvedimenti autorizzativi, o comunque nel garantire una corsia preferenziale al relativo procedimento, nell'attività di consulenza tecnica sugli aspetti amministrativi che interessano i rapporti pubblico-privato, nell'attività di "intelligence", concretizzatasi nell'avvertire l'imprenditore in caso di controlli "a sorpresa", ovvero nell'anticipare il contenuto di riunioni e comunicarne successivamente gli esiti, nel garantire comunque all'imprenditore la continuità dell'esercizio dell'attività, e quindi la percezione degli introiti fatturati, anche nel caso in cui, per problemi tecnici, l'azienda avrebbe, invece, dovuto sospendere l'attività di trattamento e conferimento dei rifiuti in discarica.

L'indagine inoltre ha fatto emergere come in alcuni casi grazie a tali accordi illegali venissero conferiti in discarica rifiuti senza effettuare l'obbligatorio trattamento degli stessi durante i cosiddetti fermi impianti dovuti a guasti tecnici della discarica. In questi casi il gestore della discarica, non comunicando il fermo impianto alle autorità competenti ed ai soggetti conferitori (Ato, Comuni) percepiva illegalmente degli introiti che non gli sarebbero stati dovuti a fronte del necessario stop della discarica. In sole due settimane di fermo impianto, grazie all’opera del funzionario, l'imprenditore catanese coinvolto nell'inchiesta è riuscito a guadagnare circa 700 mila euro, che avrebbe perso, osservando le prescrizioni normative che impongono la comunicazione del guasto e la conseguente sospensione del conferimento dei rifiuti.

Il pubblico ufficiale si è "messo a disposizione", si è cioè impegnato a fare il possibile per realizzare quanto dal privato di volta in volta richiesto, in vista del raggiungimento di un obiettivo a lui conveniente, accettando, quale corrispettivo, la promessa e poi l'erogazione di somme di denaro e/o altre utilità dagli imprenditori. Questi, dal canto loro, erano alla continua ricerca di "scorciatoie burocratiche", di volta in volta ritenute necessarie per l'esercizio della lucrosa attività imprenditoriale.

In ultima analisi, una forma di corruzione che si sostanzia nel totale asservimento da parte del pubblico dipendente nei confronti degli imprenditori che per profitto personale vogliono travalicare le regole di un così tale delicato settore connesso all'erogazione di servizi pubblici essenziali.
Carpite in diretta alcune consegne di mazzette, ricostruiti gli svariati benefit e regalie di cui il funzionario beneficiava: soggiorni gratis in prestigiose strutture alberghiere per sé e per la propria famiglia, il pagamento dell'uso di un'autovettura a nolo, l'offerta di prestazioni sessuali a pagamento, promesse di future acquisizioni immobiliari in luoghi prestigiosi di villeggiatura.

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