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Cronaca

"Mazzette per velocizzare le sepolture ai Rotoli", chiesta la condanna dell'ex direttore De Roberto

Invocate pene anche per l'impresario funebre Nunzio Trinca e per un fioraio - Rosolino Lo Cicero, figlio di un affiliato al clan dell'Arenella - ma anche 3 assoluzioni. Secondo l'accusa, con delle tangenti da 800 euro l'una sarebbe stato possibile ottenere una tomba nel cimitero dove da anni mancano invece i posti

Un presunto giro di mazzette per accelerare le sepolture al cimitero dei Rotoli, da anni in emergenza per la carenza di posti. La Procura ha chiesto al condanna di tre imputati - tra cui l'ex direttore dei cimiteri, Cosimo De Roberto - e l'assoluzione per altri tre. Il processo, che si sta svolgendo in abbreviato davanti al gup Lirio Conti, è nato dall'inchiesta dei carabinieri, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, che il 2 ottobre del 2020 aveva fatto finire ai domiciliari proprio De Roberto.

Nello specifico, il sostituto Francesca Mazzocco ha invocato una pena di 5 anni e mezzo per De Roberto, di 4 anni per l'impresario funebre Nunzio Trinca e di 2 anni per il fioraio (figlio di un affiliato al clan dell'Arenella), Rosolino Lo Cicero.

Per il collaboratore amministrativo del cimitero, Rodolfo Zanardi, per il seppellitore Andrea Senapa e per il titolare di un'altra agenzia di pompe funebri, la "San Michele", Natale Roberto Catalano, il pubblico ministero ha invece chiesto l'assoluzione. I difensori degli imputati hanno infatti sostenuto che i 100 euro lasciati al seppellitore non sarebbero una tangente, ma una sorta di mancia per il suo intervento. Una tesi che ha convinto l'accusa.

Nell'inchiesta sono coinvolti anche impiegati in servizio ai Rotoli, Aldo Billeci, Maria Grazia Martino e Margherita Maggiore, un dipendente di Palazzo delle Aquile, Giovanni Prestigiacomo, e un altro seppellitore, Francesco Mazza.

I carabinieri erano riusciti a ricostruire il passaggio di alcune mazzette da 800 euro l'una, grazie alla quali - anche se ai Rotoli non c'era spazio - diversi cittadini sarebbero riusciti ad evitare di lasciare a marcire i loro cari defunti nel deposito del cimitero. De Roberto, difeso dagli avvocati Alessandro Campo e Giacomo Armetta, ha sempre respinto le accuse, ma secondo la Procura avrebbe invece accettato denaro da Trinca proprio per favorire l'attività di quest'ultimo all'interno del cimitero, ma si sarebbe anche fatto consegnare dei soldi per permettere il ricongiungimento dei resti di una donna nella tomba di famiglia ed altri ancora per estumulare una salma, in questo caso in concorso con Lo Cicero. De Roberto deve rispondere anche di peculato perché avrebbe utilizzato il furgone del Comune, destinato al cimitero dei Rotoli, per il trasloco della figlia.

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