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Cronaca

I commercianti tornano ad alzare la voce: "Dati Covid poco trasparenti, fateci riaprire"

Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, chiede che da febbraio le attività ferme per via della "zona rossa" possano rialzare le saracinesche: "Le decisioni dei politici non possono dipendere da un bollettino. E un bollettino della gente disperata e delle aziende che chiudono?"

"Non possiamo accettare una gestione così inadeguata della crisi e non possiamo accettare la poca trasparenza sui dati. Quello che chiediamo é riaprire le nostre attività. Si provveda a realizzare le condizioni per farci riaprire e farlo in sicurezza". A parlare è Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, che torna a rivolgersi alle istituzioni affinchè dall’1 febbraio si consenta alle attività commerciali ferme per via della "zona rossa" di rialzare le saracinesche. Patrizia Di Dio, con un video sulla propria pagina Facebook, critica la gestione della crisi - definita "grottesca" e si chiede come mai la Lombardia nonostante i contagi più elevati sia zona arancione e l'Isola si trovi invece in zona rossa.

patrizia di dio fb-2"Alla luce delle dichiarazioni rese dal presidente Musumeci siamo costretti ad alzare i toni, e non é il mio stile, per ribadire le nostre ragioni", dice Di Dio. Il riferimento è alle parole del governatore, che non ha escluso ulteriori restrizioni se i contagi non dovessere calare nonostante la zona rossa.

"Perché la Sicilia in zona rossa e la Lombardia in zona arancione? Evidentemente per il sistema sanitario. Le decisioni dei politici - ribadisce Di Dio, citando ancora una volta il caso Lombardia con l'errata comunicazione dei dati sull'andamento dei contagi - non possono dipendere da un bollettino (Il report quotidiano del ministero della Salute sull'andamento dell'epidemia ndr). E e un bollettino della gente disperata e delle aziende che chiudono?".

La rappresentante dei commercianti palermitani sottolinea di parlare "da madre e da imprenditrice impossibilitata a lavorare" e cita gli articoli della Costituzione relativi al diritto al lavoro. "Chi dovrebbe essere garante del lavoro - dice - lo vieta. Eppure diritto alla salute e diritto al lavoro devono coesistere. Il diritto alla salute non può uccidere quello al lavoro". E torna a ribadire il pericolo che molte aziende in crisi possano diventare facile preda della criminalità organizzata: "Il rischio è chiudere o, peggio, che noi imprenditori finiamo tra le fauci della criminalità e degli strozzini. Non possiamo stare chiusi".
 

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