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Cronaca

A Ballarò la gente è tutta casa e... chiesa: "Così la parola di Dio entra dalla finestra"

La trovata di Don Luigi Costanzo, parroco della chiesa di San Nicolò di Bari: la sua voce viene diffusa dagli altoparlanti della torre medievale dove ha sede la parrocchia. Il coordinatore del progetto: "E' un momento che ci invita alla responsabilità". Anche ai Danisinni la messa corre su Facebook

Se il fedele non va in chiesa è la chiesa che va dal fedele. Dopo il decreto che ha portato alla chiusura di scuole, uffici, negozi, bar e ristoranti per mettere un freno all’emergenza Coronavirus, anche la chiesa si è dovuta re-inventare. Mentre vengono vietati funerali e matrimoni, messe, comunioni e segni di pace, i preti delle piccole comunità parrocchiali diventano digitali, sfidano la tecnologia, utilizzano gli strumenti più moderni per portare la parola di Dio direttamente dentro le case. C’è chi recita il vangelo e fa la comunione al balcone, chi trasmette la messa su Facebook e chi scrive i passi della Bibbia come post.

A Ballarò la trovata è di Don Luigi Costanzo, parroco della chiesa di San Nicolò di Bari all’Albergheria, ed entusiasma i fedeli. Don Gino, come lo conoscono nel quartiere, non abbandona il territorio, i suoi parrocchiani. Entra nelle case di Ballarò in punta di piedi, con la voce che conosce chi segue la sua messa. Recita il vangelo in una chiesa vuota e la sua voce viene diffusa dagli altoparlanti della torre medievale dove ha sede la parrocchia. La gente lo ascolta al balcone. Fa la comunione, attraverso una preghiera spirituale. Al Capo, invece, padre Pino Poni della parrocchia di Santo Stanislao Kostka, oltre a trasmettere la messa sui social, scrive passi della Bibbia e alcune meditazioni del rosario e dei misteri su Facebook.

Un modo per tenere unita la piccola comunità di un quartiere che, in un momento così particolare in cui è facile lasciarsi prendere dallo sconforto, trova consolazione della preghiera. “La cosa più normale che si possa pensare in un momento del genere è un parroco che sia vicino al suo popolo, al suo quartiere, alla sua gente - racconta a PalermoToday Domenico Calò, coordinatore del progetto pastorale Albergheria e Capo insieme -. È un momento che ci invita alla responsabilità, in questo momento in cui dobbiamo restare a casa. Don Gino ad esempio ha avuto un pensiero per le persone in difficoltà, non solo per chi è malato, ma anche per tutti quei medici e quegli infermieri che in queste ore lavorano senza sosta per la salute della nostra città”.

Una quaresima in quarantena che, se dovesse finire il 3 aprile proprio come previsto dall’ultimo decreto, vede decapitata dal programma pasquale la Via Crucis e mette in forse la Domenica delle Palme, il prossimo 5 aprile. “Ci auguriamo che sia una Pasqua di risurrezione e quest’anno più che mai risorgeremo tutti per davvero - prosegue Calò -. In questo momento in cui la comunione è vietata, vogliamo rimanere uniti come comunità e questo è quello che la chiesa può fare nel suo piccolo. La gente affacciata ai balconi può fare la comunione spirituale, anche se manca il gesto dell’ostia può fare una preghiera che racchiude il momento dell’eucarestia e sentirsi vicino a Dio”.

Anche ai Danisinni la messa corre su Facebook. “Pure noi prendendo atto delle decisioni giuste del governo abbiamo cercato un modo per non scomparire dal nostro territorio, per non far sentire la nostra assenza, per confermaci come guida spirituale del quartiere - spiega Carlo Messina, accolito e operatore pastorale della Parrocchia di Sant’Angese -. In un momento in cui anche le visite domiciliari sono sospese, ci siamo inventati questa opportunità. Trasmettere delle dirette Facebook durante la messa domenicale, per i riti della Quaresima e della Via Crucis è un modo per restare tutti insieme, uniti anche se lontani”.

Ed in effetti è stato un successo. Tantissime persone sono rimaste sintonizzate e hanno pregato guardando l’omelia di Fra Mauro Biletta sul proprio smartphone. “Questa richiesta di rimanere a casa non è assenza del nostro impegno pastorale, ma soltanto una forma di manifestarlo - conclude Messina -. Già da anni abbiamo sperimentato la filodiffusione in esterna per l’omelia e il vangelo della domenica. Un modo per raggiungere gli anziani, gli ammalati e tutti quelli che non possono venire. Un segno di vicinanza, di unione e comunione che la gente attende”.

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