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Cronaca

Coronavirus, studio dell'università: "Contagi in calo anche in Sicilia, ma il picco è lontano"

Il modello statistico sviluppato dall'ateneo segnala una significativa diminuzione nell'Isola ma molto più lenta rispetto al resto del Paese. Ancora una volta il dato potrebbe dipendere dagli esodi dal Nord: "Le misure di contenimento sono efficaci, occorre continuare su questa strada"

La diffusione del Covid-19 rallenta in maniera significativa anche in Sicilia. Il calo sta avvenendo un po’ più velocemente rispetto al resto del Sud, ma molto più lentamente, invece, rispetto alla tendenza nazionale: il raddoppio del numero dei casi positivi al virus, infatti, nell’Isola avviene ormai ogni 9,91 giorni (a fronte dei 2,65 giorni registrati all’inizio dell’emergenza) e ogni malato attualmente contagia mediamente meno di una persona, precisamente 0,63 (il dato di partenza era più di quattro volte superiore, cioè 2,65). A rilevarlo è il modello statistico messo a punto da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze economiche, aziendali e statistiche dell’università di Palermo - composto da Andrea Consiglio, Vito Muggeo, Gianluca Sottile, Vincenzo Genova, Giorgio Bertolazzi e Mariano Porcu - che ha l’obiettivo di misurare l’efficacia delle misure di contenimento e di analizzare la pressione sulle strutture sanitarie in questa fase così delicata.

Virus, l'aggiornamento della Protezione civile del 31 marzo

Stare chiusi in casa, per quanto difficile da sopportare, sta dunque dando dei risultati molto importanti ed è fondamentale continuare a rispettare tutte le regole imposte per contribuire ad un’ulteriore diminuzione del contagio e uscire quanto prima da questa situazione. Secondo gli studiosi, inoltre, se si può affermare che in Lombardia si è toccato quasi certamente il picco, il Sud e la Sicilia sarebbero invece ancora lontani da questa meta, fondamentale per comprendere quando si potrà arrivare a un calo quasi definitivo dei contagi.

Come si può vedere dallo studio (reperibile sul sito https://unipa.it/covid19), che viene aggiornato quotidianamente e che si basa sui dati forniti ogni giorno dalla Protezione civile, in Sicilia la curva che registra l’andamento del contagio ha segnato la sua terza variazione in calo da pochi giorni, il 26 marzo, ma complessivamente, invece, l’intero Paese è già alla sesta, registrata il 28. Il Sud è alla quarta variazione: l’indice di raddoppio è di 9,93 giorni, appena superiore a quello dell’Isola, ma è nella capacità di contagio di ogni malato che la Sicilia sembra comportarsi meglio: 0,63 per ogni positivo a fronte di 0,82 dell’intero Sud. Per capire che il ritmo è comunque più lento a queste latitudini basta considerare ciò che sta accadendo in Lombardia, la Regione più colpita dall’epidemia: anche qui il 28 si è infatti registrata la sesta variazione in calo, ma i casi positivi raddoppiano ormai ogni 26,16 giorni, mentre la capacità di contagio è di 0,30.

Studio Covid 19 sicilia 31 marzo (1)-2

PalermoToday ha chiesto a uno degli studiosi, Vito Muggeo - docente del corso di laurea triennale in Statistica e analisi dei dati e magistrale in Scienze statistiche e Data science - di analizzare i dati. E il professore afferma prima di tutto che “possiamo dire con fermezza che le misure di contenimento stanno funzionando”.

Vito-Muggeo-2Perché in Sicilia il contagio sta rallentando più… lentamente rispetto al resto del Paese?
“Possiamo fare sostanzialmente tre ipotesi. La prima è che il contagio sia avvenuto più tardi nell'Isola rispetto al resto dell'Italia; la seconda è che la scoperta di alcuni focolai, come a Villafrati e Troina, ha fatto aumentare in modo significativo il numero complessivo dei positivi; la terza è che il rientro dal Nord più che far aumentare il numero dei malati ha appunto rallentato la discesa della curva. Se non ci fossero stati questi esodi, in altri termini, il ritmo del calo avrebbe potuto essere superiore”.

E’ possibile fare delle previsioni sulla scorta dei dati a vostra disposizione?
“Ci stiamo provando ed è probabile che nelle prossime ore riusciremo anche ad indicare una tendenza e a calcolare quando approssimativamente si potrà giungere ad un numero di nuovi contagi ufficiali del tutto trascurabile”.

Lo studio dell'istituto Einaudi per l'Economia e la Finanza (Eief), diffuso in questi giorni, seppur con molta approssimazione, si è sbilanciato però ad indicare addirittura delle date precise per l’azzeramento dei contagi, persino Regione per Regione. Cosa ne pensa? Se di fatto non sappiamo neppure realmente quanti siano i malati, visto che gli asintomatici, per esempio, non rientrano ovviamente nel computo della Protezione civile, come si può stabilire quando ci sarà l’azzeramento dei casi?
“Il nostro modello valuta l’efficacia delle misure di contenimento e la pressione sul sistema sanitario, quindi il fatto di non conoscere il numero degli asintomatici non ha alcuna rilevanza ed è per questo possibile delineare una tendenza. Inoltre, quando ci troviamo di fronte a dati che dimostrano un’elevata incertezza, riteniamo più opportuno non indicarli nell’esito dello studio perché diventano inutili. Rispetto alla ricerca dell’istituto Einaudi condivido le sue considerazioni. Per comprendere meglio, però, può esserci utile chiarire il concetto di ‘previsione’. In italiano non abbiamo una sfumatura importante che invece esiste in inglese, dove si distingue tra ‘forecasting’ e ‘prediction’. Nel primo caso, ci si riferisce a quelle previsioni relative per esempio all’andamento dei prezzi o al meteo, ambiti in cui ci si muove un po’ al buio e dove non si ha idea di quale possa essere la direzione tendenziale dei fenomeni; nell’altro, invece, alla base, la direzione tendenziale è nota e dunque le stime possono essere molto più precise e veritiere. Per quanto riguarda la diffusione del Covid-19 rientriamo nella ‘prediction’ perché sappiamo, avendo evidenze certe legate ad altre epidemie, quale può essere la direzione tendenziale e dunque non è impossibile fare delle previsioni”.

Studio Covid 19 sicilia 31 marzo (2)-2

Per quanto riguarda il presunto picco dell’epidemia in Italia, secondo lei è stato davvero raggiunto?
“Per quanto riguarda la Lombardia, dove il rallentamento è ormai molto marcato, mi sento di sbilanciarmi e direi di sì. Per il Sud e la Sicilia, invece, ritengo che è ancora presto per parlare del raggiungimento del picco”.

Infine, visto che il vostro modello valuta l’efficacia delle misure di contenimento, cosa pensa della decisione del ministro degli Interni che ieri sera ha di fatto autorizzato brevi passeggiate? Rischia davvero di compromettere tutti i risultati raggiunti finora come temono alcuni?
“Il problema per valutare gli effetti di questo provvedimento è che ignoriamo una variabile fondamentale: come si comporterà la gente. Se si rispetteranno tutte le misure di sicurezza, ci si limiterà a brevi uscite e nelle vicinanze della propria abitazione, senza assembramenti, non ci sarà alcun rischio di contagio. Se invece questa direttiva dovesse essere interpretata senza senso di responsabilità come un ‘liberi tutti’ e un’autorizzazione a ‘sbracarsi’, come si dice nel gergo militare, il pericolo potrebbe essere invece molto serio. Va detto che se non si fosse utilizzato il ‘pugno di ferro’ per il blocco molto probabilmente le misure non avrebbero funzionato: è bello fare affidamento sul senso civico dei cittadini, ma allo stesso tempo occorre essere estremamente realisti in questo momento e sappiamo che purtroppo non tutti sentono allo stesso modo il peso e la gravità di questa situazione. Gli errori potrebbero costarci caro”.

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