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Cronaca

Coronavirus, stretta anche sulle autopsie: ma a Palermo non ci sono locali adatti e sicuri

Una circolare del ministero della Salute stabilisce che occorre limitare gli esami durante l'emergenza sanitaria e che possono essere eseguiti solo in sale settorie con certi requisiti di sicurezza. Al Policlinico ce ne sarebbe una, ma è inutilizzabile da anni. Alcuni accertamenti sono già saltati

L’epidemia porta a una stretta anche sulle autopsie: il ministero della Salute ieri ha emanato una circolare perché vengano eseguite soltanto quelle veramente “necessarie”, spiegando anche che quelle su defunti certamente affetti da Covid-19 “non dovrebbero essere” compiute. In ogni caso, come recita il documento, le autopsie “possono essere effettuate solo in quelle sale settorie che garantiscano condizioni di massima sicurezza e protezione infettivologica”. E all’Istituto di medicina legale del Policlinico un locale di questo tipo al momento non c’è. O, meglio, ci sarebbe, perché è stato progettato, realizzato e pagato già da diversi anni, ma mai utilizzato perché, per esempio, non è dotato di un “adeguato sistema di aerazione”, con “pressione negativa rispetto alle aree vicine”, come prescrive il ministero.

Un medico nei giorni scorsi, prima della circolare, si era rifiutato di eseguire l’autopsia sul corpo della bambina morta al Di Cristina per una sospetta tubercolosi (l’esame sarebbe servito ad esserne certi), per esempio, e si è rinunciato ad eseguire anche quella sul ragazzo trovato morto in casa nella zona di corso Calatafimi, risultato comunque negativo al tampone. Tra i sanitari c’è molta preoccupazione perché non sarebbero neppure dotati dei presidii necessari a proteggersi – mascherine, tute, guanti e visiere - durante le semplici ispezioni cadaveriche.

Il direttore sanitario del Policlinico, Giovanna Volo, spiega che “in tempi brevissimi adegueremo la sala settoria, servono piccoli interventi soprattutto al sistema di aerazione” e assicura che “è già stato compiuto un sopralluogo e attendo il progetto”. Nessun problema per i fondi, peraltro non cospicui: “Avremo a disposizione quelli per l’emergenza”.

Non è un problema da poco perché in questo momento, potenzialmente, anche una persona defunta senza alcun sintomo potrebbe essere affetta da Covid-19 ed è proprio per questo che il ministero chiede di “limitare” sia le autopsie diagnostiche che quelle richieste dall’autorità giudiziaria, che comunque “potrà valutare nella propria autonomia la possibilità di limitare l’accertamento alla sola ispezione cadaverica in tutti i casi in cui l’autopsia non sia strettamente necessaria”. Mentre a Milano, zona devastata dall’epidemia, la Procura ha vietato qualche giorno fa le autopsie, a Palermo, dove la situazione è fortunatamente migliore, il procuratore capo Francesco Lo Voi ha stabilito che si deciderà caso per caso.

E non è un problema da poco neppure il fatto che l’unica sala settoria che risponderebbe ai requisiti in questa fase si troverebbe a Ragusa, era stata già utilizzata durante un’altra emergenza sanitaria, quella legata alla mucca pazza. Pensare però che le salme possano essere spostate per la Sicilia per eseguire gli accertamenti in questo momento risulta piuttosto difficile. Oltre all’unico tipo di sala settoria che è possibile utilizzare, il ministero dispone anche l’utilizzo di precise protezioni per garantire la “massima sicurezza” agli operatori, ovvero mascherine, schermo facciale per proteggere occhi e mucose e “un doppio paio di guanti in lattice, con interposto un paio di guanti antitaglio”.  

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