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Cronaca

Storie di tamponi, attese e abbandono: "Aspettiamo da settimane il referto"

Sono decine le segnalazioni arrivate negli ultimi giorni alla redazione di PalermoToday: dalla famiglia di Bagheria con disabile a carico alla donna preoccupata per suo figlio e l'anziana madre. Tutti lamentano la mancanza di risposte dall'Asp

Dietro ognuno dei circa 6 mila tamponi che in media vengono fatti ogni giorno si nasconde una storia. Quella di chi aspetta che venga eseguito il test o di chi, costretto nel frattempo a restare in casa, controlla continuamente la propria mail sperando di trovare qualche comunicazione. C’è poi chi è risultato positivo al Coronavirus e da settimane attende notizie dall’Asp e chi, sollecitando gli uffici dell’unità operativa di Epidemiologia via mail, si sente dire: “Non siamo in possesso di alcun referto a suo carico”.

Sono decine le segnalazioni arrivate negli ultimi giorni alla redazione di PalermoToday. Storie di disagio e apprensione che in qualche modo fanno parte dell’evoluzione della pandemia in una Regione dichiarata “zona arancione”. Ieri sera infatti il premier Giuseppe Conte ha annunciato in diretta il contenuto dell’ultimo Dpcm che vede la Sicilia e la Puglia fra le regioni con un livello di rischio medio. Una valutazione che ha fatto storcere il naso a tanti, fatta però sulla scorta di alcuni parametri come il tasso di contagiosità, la capacità di monitoraggio e la tenuta dei servizi sanitari sempre più in sofferenza.

“Siamo una famiglia di Bagheria - spiega Marco V. - di otto persone, una delle quali con una disabilità grave, che aspettano l’esito dei tamponi dal 24 ottobre”. Simile la storia di un’altra famiglia: “Tutto ha avuto inizio il 13 ottobre - spiega Daniele F. - quando mia madre ha iniziato ad accusare mal di testa e ad avere qualche linea di febbre. Ha deciso di contattare il medico di famiglia che le ha consigliato di fare privatamente un tampone. Cosa che ha fatto il 22 ottobre. Il referto è arrivato il giorno dopo: positiva. Ci viene comunicato che è stata fatta la segnalazione all’Asp/Usca di competenza”.

Dopo qualche settimana, aggiunge nel racconto, nessuno però si sarebbe fatto vivo. “Abbiamo informato il medico di famiglia e ci ha detto di rivolgerci a qualche laboratorio per fare un altro tampone privatamente. Chiamiamo un paio di laboratori e ci rispondono solamente in due. Ci dicono che non possiamo assolutamente muoverci da casa essendoci stato un caso positivo, dobbiamo attendere che l’Asp effettui i tamponi a tutti noi e ci liberi dopo un eventuale esito negativo. Abbiamo chiamato le forze dell’ordine, scusandoci e rappresentandogli la situazione. Ci viene detto che loro si occupano solo delle emergenze e dunque  non possono fare nulla. Sono passati 12 giorni, la quarantena è già finita ma noi siamo rinchiusi in casa, soli e disperati”.

Tra le altre segnalazioni ricevute quella di una ragazza, preoccupata per i proprio genitori. “Sono figlia di un padre positivo e in isolamento domiciliare. Voglio che tutti conoscano la situazione che stanno vivendo i miei - spiega Alessia D. - e tutti coloro che stanno vivendo la quarantena abbandonati a loro stessi. Il 19 ottobre mio padre è risultato positivo dopo aver fatto un tampone in un centro d’analisi privato. Abbiamo contattato il nostro medico di famiglia che dopo svariate telefonate ci comunica che sarà lui a scrivere all’Asp. Ad oggi (ieri, ndr) sono trascorsi 17 giorni e mio padre non ha mai ricevuto un primo contatto. Ho inviato mail di sollecito ma nulla, zero. Siamo disperati e ci sentiamo lasciati soli in questa faccenda che sembra non avere fine”.

Per ultima, non per importanza, la storia di una donna risultata positiva lo scorso 9 ottobre e preoccupata per suo figlio e l’anziana madre. “Mio figlio è risultato negativo - racconta Elisa R. - mentre mamma non ha fatto il tampone ma per fortuna non presenta sintomi. Come da prassi avviso il medico curante per avviare la procedura. Dopo 18 giorni mi chiamano per avvisare che il 27 ottobre verranno per il tampone. E’ venuta un’operatrice che ha effettuato il tampone solo a me, non a mio figlio né a mia madre. ‘Ne abbiamo pochi’, mi hanno risposto. Sono passati diversi giorni ma ancora niente. Il 2 novembre un amico è andato all’Asp per sollecitare ma sono stati vaghi. Hanno chiesto la mia mail e dopo un’ora mi è arrivata una comunicazione. ‘L’Uoc scrive non è in possesso di alcun referto a suo carico’. Ho risposto inviando i miei dati e tutto quello che ho in possesso, ovvero nulla. Ho solo i numeri di telefono con i quali sono stata contattata. Trovo tutto ciò abbasta increscioso”.

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