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Cronaca

Covid, Musumeci: "Chiederemo zona gialla e ristoranti aperti la sera di San Valentino"

Il presidente della Regione abbandona la prudenza dei giorni scorsi e spinge per un cambio di colore. Critiche da Italia Viva con Scoma: "Balletto isterico di dichiarazioni dal governo regionale". Ristoratori e commercianti con le dita incrociate: "Chiusure insostenibili"

Nuovi casi di Covid in calo più o meno costante ormai da giorni, ospedali che rifiatano, campagna vaccinale che prosegue e che in prospettiva - con la somministrazione del farmaco agli anziani ultra ottantenni - avrà una decisa accelerazione nelle prossime settimane. Sono le premesse con le quali la Sicilia si presenta alla valutazione fatta dalla cabina di regia nazionale per l'emergenza della "fascia di rischio". L'Isola attualmente è arancione, ma questi elementi lasciano intravedere il "giallo": ovvero limitazioni minori. "Stiamo raccogliendo alcuni dati, per fortuna, confortanti: diminuisce il numero dei ricoveri anche in terapia intensiva, dei contagiati e abbiamo un Rt intorno allo 0,60, anche se ancora non ufficiale. Ho buoni motivi per pensare che col dato ufficiale di domani potremo chiedere al Governo non solo l'introduzione della zona gialla", conferma il presidente della Regione Nello Musumeci. "Mi piacerebbe - spiega - se il ministro ci autorizzasse a consentire ai ristoratori e a chi somministra cibo di potere tenere aperti i locali per questo fine settimana fino alle 22, in occasione della festa di San Valentino". 

Il giallo è invocato a gran voce dalle categorie produttive, che ormai da giorni fanno un pressing costante sulla Regione. Lo chiedono in primis proprio i ristoratori, che hanno subito il numero maggiore di giorni di chiusura tra zona rossa prima e arancione dopo, trovando sfogo solo con il servizio a domicilio che però non ha lo stesso "peso" in termini di guadagni. Col passaggio in area gialla sarebbe nuovamente possibile consumare cibi e bevande all’interno dei bar, dei ristoranti e delle altre attività di ristorazione fino alle 18. 

Vuole il giallo Confcommercio. L'associazione di categoria nei giorni scorsi ha formalmente chiesto la riapertura delle attività per tutti, accantonando quindi la distinzione per codici Ateco accompagnata però da seveer sanzioni per chi viola le norme anti Covid. "Siamo allo stremo! Abbiamo bisogno di certezze - ribadisce Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo -. Fare presto e fare bene devono essere le parole d’ordine! Chiediamo responsabilità a tutte le parti politiche perché non si giochi con le vite delle imprenditrici e degli imprenditori, con le nostre aziende, con il nostro futuro e soprattutto il futuro del nostro Paese".

"I conti non tornano più. La situazione non è più sostenibile. Le politiche applicate fino a oggi nei confronti della categoria dei commercianti, senza tenere minimamente conto delle specificità di ciascun settore, hanno portato a un’inaccettabile penalizzazione che danneggia non soltanto noi, ma la società intera - denuncia sui social Giuseppe Fecarotta, dell'omonimo e storico marchio di gioielli e antichità - . Per effetto di rilevamenti la cui attendibilità sembra peraltro essere tutta da dimostrare, a noi gioiellieri e antiquari nello specifico ma alla maggioranza delle attività commerciali in Sicilia è stato imposto di chiudere. Non abbiamo ricevuto agevolazioni fiscali né aiuti di alcun tipo. Nessuno ci ha interpellato, nessuno ha chiesto il nostro parere, nessuno si è preoccupato di verificare se avessimo qualcosa da proporre. Peraltro, la nostra attività non muove masse di clienti che fanno la fila fuori dalla porta e dunque sarebbe stato facile concordare precauzioni ancora più strette senza costringerci ad abbassare la saracinesca. Chiudere ci ha obbligato a mettere in cassa integrazione parte dei nostri impiegati, con lo stipendio dimezzato. Da parte nostra, però, abbiamo cercato comunque di sostenere i molti artigiani che collaborano con noi, usando nei loro confronti un riguardo che il presidente del Consiglio, il presidente della Regione e il sindaco di Palermo non hanno ritenuto di dover usare con noi".  

Fino a martedì scorsi i vertici della Regione si erano dimostrati prudenti. "Sicilia in zona gialla? Vedremo, aspettiamo i dati di venerdì prossimo. Per cambiare colore dovremmo avere la metà dei contagi di oggi”, aveva detto Musumeci ricordando anche che l'assenza di un esecutivo (il premier incaricato Draghi deve ancora riferire al Colle dopo le consultazioni ndr) rende le decisioni meno "fluide". 

Oggi il cambio di rotta da Musumeci, che però è bersaglio di critiche dagli oppositori politici. "Mentre tutto il settore del food and beverage della Sicilia ha già iniziato organizzare il giorno della riapertura facendo provviste, aprendo le prenotazioni al pubblico e soprattutto mettendo in condizioni di sicurezza le proprie attività, assistiamo a un balletto isterico di dichiarazioni dal governo regionale che provocano ancora una volta incertezza sul passaggio alla zona gialla", tuona Francesco Scoma, oggi Italia Viva. "Sembra che a Palazzo d’Orleans  - aggiunge il parlamentare nazionale - regni sovrano l’impaccio e la confusione nonostante gli indicatori epidemiologici regionali misurino chiaramente parametri da zona gialla. Cittadini, commercianti e imprese sono allo stremo, va data loro fiducia e respiro, perché il restart delle attività impone una serie obbligata di attività propedeutiche. L’incertezza nuoce all’economia della Regione e se continuiamo di questo passo aspettando che l’ emergenza sia finita non ci saranno più aziende, ristoranti o bar da riaprire”. 

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