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Cronaca

Familiari vittime di mafia: "Boss scarcerati? Per noi si riapre ferita mai cicatrizzata"

Parla Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dell'associazione: "Il Covid-19 non diventi un pretesto per poter scarcerare quanti si sono macchiati di crimini orrendi"

“Destano non poche preoccupazioni le recenti scarcerazioni di boss detenuti, attribuite all’epidemia di Coronavirus. Non v’è dubbio che la scarcerazione di un boss rappresenta per noi familiari di vittime di mafia il riaprirsi di una ferita mai cicatrizzata. Dinanzi il susseguirsi delle notizie in merito, sentiamo il dovere di intervenire affinché il Covid-19 non diventi un pretesto per poter scarcerare quanti si sono macchiati di crimini orrendi, come anche la sola appartenenza alle organizzazioni mafiose può esserlo.” Lo afferma Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei Familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.

“Mi dispiace dover notare come la vicenda abbia preso una piega politica, trattando l’argomento con molta superficialità, senza tener conto del fatto che le decisioni in merito appartengono alla Magistratura la quale agisce in assoluta indipendenza ed autonomia. Mentre possono apparire condivisibili le scelte di alleggerimento della popolazione carceraria a causa dell’attuale epidemia – continua Ciminnisi – purché riguardino detenuti prossimi al fine pena, condannati per reati minori o per chi in attesa di giudizio (quindi non colpevole ai sensi della nostra Costituzione) la scarcerazione di boss con condanna definitiva, se non validamente motivata, oltre a ferire noi familiari di vittime di mafia e i cittadini onesti, crea un problema di sicurezza sociale. Il loro rientro nei comuni o nelle regioni di appartenenza andrebbe infatti valutato anche rispetto il pericolo di aprire nuove faide per il controllo del territorio. Inoltre, sotto il profilo della Giustizia, dovremmo anche chiederci per quale motivo altri capimafia, nonostante fossero ridotti ormai allo stato vegetativo, non vennero posti agli arresti domiciliari. Ovvio che da parte di chi come me aveva subito eventi luttuosi in famiglia, dinanzi un’eventuale scarcerazione di questo tipo ci sarebbe stata una presa di posizione contraria, ma lo Stato amministra Giustizia a prescindere dal dolore o dal risentimento dei suoi cittadini, né può pesare nella scelta il favore o meno dell’opinione pubblica. Pertanto – conclude Ciminnisi - al di fuori delle polemiche strumentali di carattere politico, noi familiari di vittime di mafia riteniamo sia necessaria una verifica dei criteri di valutazione adottati per la scarcerazione di soggetti a 41bis e di sapere quali e quanti di loro potrebbero ancora beneficiarne.”

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