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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Virus, palestre chiuse e allenamenti in casa: come recuperare gli abbonamenti pagati

La pandemia di Covid-19 e le restrizioni contro il contagio hanno fatto saltare corsi e lezioni: una piccola guida per capire quali siano i diritti dei consumatori e la posizione dell'associazione di categoria. La linea è quella del buonsenso anche se spetta il rimborso: "Meglio sospendere i contratti e prolungarli"

La pandemia di Covid-19 sta mietendo vittime in tutto il mondo ma, proprio per l’alta contagiosità del virus, tra le prime cose a cui dover rinunciare c’è stata paradossalmente una delle più grandi alleate della nostra salute, cioè l’attività fisica. Anche se in tanti sembrano preferire la cucina durante questa clausura forzata e più che a sollevare pesi e fare serie di addominali si dedicano all’impasto di pietanze a base di carboidrati, sono altrettanti quelli che si allenano ormai in salotto, con corsi on line. Ma cosa succede agli abbonamenti in palestra e alle lezioni già pagate prima del blocco? Quali diritti si hanno per recuperarli? Ecco una piccola guida.

La parola chiave, per evitare contenziosi e di finire in tribunale per recuperare poche decine di euro, è il buonsenso, cioè – come spiegano sia le associazioni dei consumatori che l’Anif, l’associazione nazionale degli impianti fitness e sport – cercare di trovare un accordo. Perché se è vero che il cliente rischia di rimetterci l’abbonamento, dall’altro lato ci sono i gestori di palestre che stanno attraversando una crisi nerissima.

Come recuperare l’abbonamento già pagato

“Per tutti i contratti e vale quindi anche per gli abbonamenti in palestra – dice Lillo Vizzini, presidente di Federconsumatori Palermo – quando il servizio salta per motivi che esulano dalla responsabilità del cliente, spetta il rimborso delle prestazioni già pagate. Ma – sottolinea – per scongiurare inutili contenziosi si può trovare un accordo alternativo, che preveda la sospensione dell'abbonamento ed il recupero dei mesi perduti alla riapertura”. Attenzione però alle clausole del contratto: “Alcune possono essere vessatorie e non prevedere in nessun caso rimborsi e sospensioni e se è così, c’è poco da fare: vale ciò che si è firmato”.

Se l’abbonamento è stato pagato con un finanziamento

In molti accedono ad un prestito per pagare gli abbonamenti in palestra di più lunga durata (semestrale o annuale). In questi casi, spiega Vizzini “il meccanismo è lo stesso, trovare un accordo con la palestra per prolungare il contratto per recuperare i mesi perduti”. Tuttavia, “per sicurezza si può scrivere una raccomandata con ricevuta di ritorno o una mail certificata (pec) sia alla palestra che alla finanziaria per spiegare la situazione”. Una cosa non bisogna assolutamente fare, però: “Smettere di pagare le rate alla finanziaria, perché dopo la seconda che salta – rimarca Vizzini – si finisce poi nella black list e ci si preclude la possibilità di chiedere altri prestiti”.

Se la palestra non sopravvive alla pandemia

Un rischio, soprattutto per gli impianti più piccoli, è quello di non sopravvivere a questa crisi straordinaria e di non poter dunque mai più riaprire. Se viene a mancare proproio la struttura, come recuperare allora ciò che si è già pagato? “La situazione si complica molto – chiarisce ancora Vizzini – e in caso di cessazione o fallimento della palestra è bene che il cliente si rivolga ad associazioni dei consumatori e professionisti per valutare il da farsi. Il rischio infatti è di finire in coda alla lista dei creditori dell’azienda per recuperare cifre irrisorie. Nel caso in cui si fosse attivato un prestito per pagare l’abbonamento, è bene scrivere alla finanziaria per chiarire la situazione e trovare un accordo”.

La linea dell’associazione di categoria

“Sospendere tutti gli abbonamenti e non far perdere nulla ai clienti, offrendo anche voucher da utilizzare l’anno prossimo, visto che i tempi di riapertura sono molto incerti”, è questa la linea dell’Anif, l’associazione di categoria dei gestori di impianti fitness. Il vicepresidente Germano Bondì invita inoltre “a segnalarci con una mail qualunque comportamento scorretto e non etico, interverremo”. E rimarca: “La salute è la nostra mission e non vogliamo penalizzare nessuno, per questo occorre sospendere gli abbonamenti, facendo recuperare ai clienti i mesi già pagati”. E – va detto – è ciò che stanno effettivamente facendo tante palestre in città che, peraltro, per non lasciare soli i loro iscritti in questa fase si sono anche attrezzate per fornire gratuitamente lezioni on line. 

L’appello alle istituzioni

Il vicepresidente dell’Anif spiega che “l’impatto economico della crisi sul settore sarà almeno del 50 per cento”, quindi il fatturato medio - in Sicilia complessivamente il settore vale circa 57 milioni - sarà dimezzato. “Le palestre sono state le prime a chiudere e quasi certamente saranno le ultime a riaprire”, sottolinea Bondì. E infatti come garantire il distanziamento e la sicurezza sanitaria negli impianti sono tuttora questioni aperte, ma Bondì ritiene che “lo sport debba essere una priorità” e chiede per questo al governo regionale “di venirci incontro: ci sono affitti da pagare e obblighi fiscali da onorare già il mese prossimo, si sfoltisca la burocrazia per consentire eventuali ampliamenti delle superfici per facilitare il distanziamento sociale negli impianti, per esempio”. L’Anif ha poi presentato un emendamento a livello nazionale in relazione al sostegno economico agli operatori sportivi (che in Sicilia, in base ai dati Istat, sono circa 48 mila): “Occorre incrementare da 50 a 300 milioni i fondi messi a disposizione, per allargare la platea dei beneficiari – conclude Bondì – e garantire un aiuto a tutti”. 

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