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Cronaca

Gaetano Riina per ora resta in carcere: no ai domiciliari d'urgenza per motivi di salute

Il magistrato di Sorveglianza di Torino ha respinto l'istanza del fratello del "capo dei capi". Ora sarà il tribunale a vagliare la questione. Riina ha 87 anni ed è malato, per i suoi legali sarebbe a rischio in caso di Covid-19. Non è al 41 bis e non sta scontando una condanna per mafia

“L’istanza non può essere accolta poiché allo stato non risultano le condizioni per un provvedimento d’urgenza”, anche alla luce del fatto che il detenuto, Gaetano Riina, 87 anni, fratello del “capo dei capi” di Cosa nostra, Totò Riina, "è stato trovato in discrete condizioni di salute dall’Asl di Torino”. E’ così che il magistrato di Sorveglianza di Torino, città dove Riina è recluso, motiva la decisione di non concedergli con urgenza gli arresti domiciliari per motivi di salute. Ora, però, la parola passerà entro un mese al tribunale di Sorveglianza, che dovrà vagliare la questione.

Gli avvocati di Riina, Pietro Riggi e Giuseppe Valerio La Barbera, avevano chiesto proprio con urgenza la scarcerazione non solo per via dell’età del loro cliente, ma anche perché è affetto da diverse patologie croniche, al cuore e ai polmoni, oltre che dal diabete, cose che lo renderebbero un soggetto estremamente a rischio se fosse contagiato dal Covid-19. Peraltro, come hanno rimarcato il due penalisti nella loro istanza, nel carcere di Torino sarebbero almeno 60 i detenuti trovati positivi al virus.

Il caso di Riina dimostra come, a dispetto degli allarmismi (in buona parte infondati) e delle polemiche, non è così automatico ottenere una scarcerazione per motivi di salute. Va precisato, inoltre, che Riina non è detenuto al 41 bis e non sta scontando una condanna per mafia, ma per concorrenza illecita aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. Una pena definitiva di 6 anni emessa dal tribunale di Napoli. Finora ne ha scontati soltanto due.

“Il nostro cliente – afferma l’avvocato La Barbera – è molto anziano e anche malato. Aspetteremo la decisione del tribunale di Sorveglianza, ma ritengo che stiamo anche pagando un clima pesante, fatto di scontri mediatici e di allarmismi non sempre reali”.

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