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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Zen

Coronavirus, è morto il "papà" dello Zen: addio all'architetto Gregotti

Era ricoverato nella clinica San Giuseppe di Milano in seguito alle conseguenze di una polmonite. Aveva 92 anni. Tra le realizzazioni che hanno segnato la sua carriera c'è stato il controverso progetto per il quartiere palermitano

Se ne va il "papà" dello Zen. Il Coronavirus ha stroncato il grande architetto Vittorio Gregotti. Aveva 92 anni. E' scomparso questa mattina a Milano. Era ricoverato nella clinica San Giuseppe di Milano in seguito alle conseguenze di una polmonite da coronavirus. Anche la moglie Marina è ricoverata nello stesso ospedale. Tra le realizzazioni che hanno segnato la sua carriera c'è stato il controverso progetto per il quartiere Zen a Palermo che risale al 1970.

L'agglomerato Zen 2 - Zona Espansione Nord - ebbe in realtà origine dal concorso nazionale bandito dall'Iacp della provincia di Palermo alla fine degli anni Sessanta. Il bando prevedeva l'insediamento di un nuovo nucleo di 15 mila abitanti, a fronte del precedente (Zen 1) che ne contava 7 mila. Il gruppo vincitore, capeggiato da Gregotti, consegnò il progetto nel 1970, a un mese dalla scadenza fissata. I nuclei abitativi, chiamati "insule", erano inferiori di numero a quelli previsti. Mancavano le fogne, il gas, la luce. L'unica fermata di autobus era allo Zen 1. Secondo una definizione ironica dei suoi abitanti divenne presto "Zona elementi nocivi". E nel 1994 fu lo stesso architetto Vittorio Gregotti a proporre la demolizione del quartiere, per ricostruirlo secondo il suo progetto originario, quando diversi anni dopo si trovò di fronte a un progetto tradito. Senza cioè le attrezzature sportive, la scuola, il supermercato, l'albergo, oltre al teatro, le biblioteche, e gli uffici pubblici e privati. Perché tutta la storia del quartiere ruotò attorno a un grande inganno, la negazione dei contratti per la casa e il nodo mai risolto dell'abusivismo.

La carriera di Gregotti

Gregotti era nato a Cameri, in provincia di Novara, il 10 agosto 1927 e si era laureato in architettura nel 1952 al Politecnico di Milano. E' stato uno dei padri della moderna architettura italiana. Gregotti ha iniziato la sua carriera collaborando con la storica rivista "Casabella", di cui diventerà direttore a partire dal 1982. Nel 1974 ha fondato lo studio professionale Gregotti Associati International, che ha progettato opere in oltre venti paesi in Europa, America, Africa, Medio Oriente e Asia. Ha insegnato in università italiane, anche a Palermo, europee e statunitensi. Tra le sue opere più recenti: "Una lezione di architettura" (2009), "Tre forme di architettura mancata" (2010), "Architettura e postmetropoli" (2011) e "Il sublime al tempo del contemporaneo" (2013).

Maestro dell'architettura internazionale, Vittorio Gregotti ha lasciato un segno distintivo come progettista e teorico dell'urbanistica. Fin dalle prime opere, che si inseriscono nel clima di recupero di valenze formali e tecniche di tradizioni precedenti il Movimento moderno, il Neoliberty e il Razionalismo italiano tra tutte, il concettualismo compositivo di Gregotti tende a ricercare un possibile dialogo tra geografia e segno architettonico, interrelato con un combattuto rapporto con la storia. Fondatore nel 1974 dello studio Gregotti Associati International, tra le realizzazioni che hanno segnato la sua carriera il controverso progetto per il quartiere Zen (1970) a Palermo, gli stadi di Barcellona (1985, in collaborazione con F. Correa e A. Milà) e Genova (1987), la sede dell'Università della Calabria ad Arcavacata (1973-86), la risistemazione di Potsdamer Platz e Leipziger Platz a Berlino (1991), il Centro ricerche Pirelli alla Bicocca di Milano (1994) e il Teatro degli Arcimboldi a Milano (2001). Nato a Novara il 10 agosto 1927, Gregotti si laureò in architettura al Politecnico di Milano nel 1952. Allievo di Ernesto Nathan Rogers, Gregotti iniziò la sua attività con Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino (1952-67); collaborò poi con Franco Purini e nel 1974 fondò lo studio Gregotti Associati (con Pierluigi Cerri, Pierluigi Nicolin, Hiromichi Matsui e Bruno Viganò) che, con impostazione manageriale e aperta a diverse collaborazioni, ha partecipato ai più importanti concorsi nazionali e internazionali.

Gregotti ha affiancato l'attività professionale a un forte impegno didattico (professore al Politecnico di Milano, alle università di Palermo e, dal 1978, di Venezia) e teorico. Accademico di San Luca (dal 1976) e di Brera (dal 1995), ha ottenuto diversi riconoscimenti internazionali. Nel 2012 è stato insignito della medaglia d'oro alla carriera della Triennale di Milano. Direttore delle riviste "Rassegna" (dal 1979 al 1998) e di "Casabella" (dal 1982 al 1996), Gregotti ha pubblicato, numerosi libri: "Territorio dell'architettura" (1966), "Il disegno del prodotto industriale" (1982), "La città visibile" (1993), "Le scarpe di Van Gogh. Modificazioni dell'architettura" (1994), "Racconti di architettura" (1998), "Identità e crisi dell'architettura europea" (1999), "Frammenti di costruzione" (2000), "Sulle orme di Palladio" (2000), "Diciassette lettere sull'architettura" (2000), "Contro la fine dell'architettura" (2008), "Architettura e postmetropoli" (2011), "L'architettura di Cézanne" (2012), "Incertezze e simulazioni" (2012), "Il possibile necessario" (2014) e "Quando il moderno non era uno stile" (2018). Centinaia le realizzazioni di Vittorio Gregotti: dalle prime case ed uffici a Novara (1957-60) alle case per dipendenti comunali in via Desiderio da Settignano (1963) e in via Montegani (1964) a Milano; dipartimenti di scienze (1969-72) dell'Università di Palermo; nucleo abitativo nel sestiere di Cannaregio a Venezia (1981-89); edificio per abitazioni sulla Lutzowstrasse a Berlino (1984-86); stadi di Nimes (1987, cui è seguito il Palazzetto dello sport, 1991) e Marrakesh (1999).

Gregotti ha progettato l'ampliamento del Museo d'arte moderna e contemporanea dell'Accademia Carrara di Bergamo (1989), la facoltà di scienze ambientali presso il polo tecnologico Bicocca di Milano (1993), il ponte sul fiume Savio a Cesena (1996-2000), il Museo Guiso a Orosei (1997-2000), l'acquario municipale 'D. Cestoni' a Livorno (iniziato nel 1997). Tra le opere più recenti vanno segnalati l'ampliamento del Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze (2002), la progettazione del nuovo quartiere residenziale nell'area di Pujiang a Shanghai (2002), la realizzazione del nuovo Teatro dell'Opera di Aix-en-Provence (2003-2007); la chiesa di San Massimiliano Kolbe, Bergamo (2008). Il suo ultimo lavoro è stata la ristrutturazione e la trasformazione da ex fabbrica a teatro del Teatro Fonderia Leopolda a Follonica (Grosseto). Ha concluso la sua attività di studio nel 2018. Vittorio Gregotti è stato anche uomo delle istituzioni. Nel 1974 venne chiamato durante la presidenza di Carlo Ripa di Meana alla Biennale di Venezia, dove curò l'ampliamento del Settore Arti Visive, che poi diventerà la Biennale Architettura.

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